d’acqua,donde venne il nome A'uscieri, si facevano entrar per quello coll’aiuto d’un ponte i cavalli, e quando v’ erano tutti, con accuratezza calafatavano l'uscio, che s’immergeva del tutto allorché la nave era pienamente carica. In questo modo i veneziani con tutta facilità imbarcarono per Costantinopoli la numerosa cavalleria de’crociati francesi, i quali non avendo giammai veduto il mare, stupefatti e numerosi invocavano Dio e i Santi, versando lagrime nel giorno della partenza, come si ha da Michaud, Storia delle Crociate. Selciate poi alcune strade di macigni spianati, e fabbricati i ponti di pietra e con gradini, fu necessità l’abbandonare le cavalcature, appigliandosi le persone di condizione per schivare il faugo di quelle strade non lastricate (come procedevano le donne, lo dico nel § XV I,n. 2), alle gondole, delle quali 3 modelli offre il lodato scrittore, parlandone eruditamente in uno al vocabolo. Ora tra le barche alcune servono al movimento per i canali e per le lagune; altre per la navigazione anche fuori del porto, ma pi esso al lido. Tra le prime si distinguono le gondole, le peate, i burchi, i halle Ili grossi e minuti ; le barchette da fresco e da regala; i sandali, gli schifi ec. Tra le seconde le peote, i bragozzi, i burchi arborati, che servono anche alla navigazione fluviale, i rimurchi, i toppi e le barche grosse da pesca. La più gentile ed allettevole barca da galante e signorile trasporto è la gondola, sempre addobbata a nero, ma coperta o scoperta secondo la stagione. Non è di questo luogo parlar della forma di ognuna di queste barche, ciò che d’ altronde mi porterebbe fuor di cammino. Dirò so- lo che i naviganti veneziani, sien barcaiuoli da tragitto o di casacla, sieuo da burchio o chiozzolti, sono la più spiritosa ed animosa gente che siavi. Che il canto della Gerusalemme liberala un tempo divenne comune a’ gondolieri, lo riferisco nel § XVI, u. 2. Ma delle goti- •7 dole, delle peote e di altre barche in seguito tornerò a tenerne proposito, come descrivendo la famosa Regata, il magnificentissimo Bucintoro, e la benedizione e sposalizio del mare, nel § X, n. 8, e nel § XVI, n. 3 e n. 5. Del resto fondala Venezia in mezzo ad un grande specchio d’acque marine, ne usci città da uomini e non da bestie (cu/n civilas nostra sit civitas hominum et non he-sliamen, vaclat pars ut sàlicetnr ; cosi nella parte presa pel generale selciato), le cui strade furono selciate la prima volta nel 1252, cominciando dalla Piazza di s. Marco dove si fece il primo pavimento ex coctis lateribus, che fu poi messo a quadri nel i382, e nel 1723 di selci. Rimasero bensì anche cavalcature, massime di asinelli e muletti (sulle quali i primi padri andavano a consiglio lasciandole intanto al ponte dove arrivava la paglia il fieno pe-gli animali, perciò detto della Paglia). In seguito per altro furono confinate agli spazi non selciali, ed agli orti litorali e vigne, finché furono del tutto tolti, come dissi; e quindi ciò premesso, siccome in questa città aperta si può approdare in qualunque punto più aggrada, coinin-cierò le mie indicazioni dalla così delta Piazzetta di s. Marco. 3. Pigliando le dimensioni dall’angolo delle Procuratie nuove, punto in cui la Piazzetta si unisce colla piazza maggiore di s. Marco, di cui forma un braccio, essa è lunga 96.95 metri, colla larghezza di 4> *n 48 metri circa ne’ diversi punti. Sorge su d’ essa, alla destra di chi approda, magnifico il palazzo ducale ; alla sinistra la zecca e l’antica biblioteca, e pare che ne aprano I’ ingresso due superbe e monumentali colonne colossali di granito orientale,quivi innalzate tra il 11 72-76, ed altri vuole nel 1 188 per opera di Nicolò Barattieri di Lombardia, il quale, ingegnosissimo essendo, riuscì nell’operazione ch’era ben ardua, e pel promesso premio qualunque