698 francescoCelimi. — S. Maria Elisabetta del Cavai lino,Exquilianum. Ignorasi in qual tempo sia stata edificata la chiesa. E' parrocchia di libera collazione patriarcale, frazione del comune di Borano con anime 307,ed il parroco. — Dissi che l’oratorio di s. Maria Assunta e s. Felice è alle Saline. Ed eccomi a parlare delle sa ■ line, prima però trovo opportuno riferire quanto leggo nel prof. Romania. Tra’ vari rami del commercio de’ veneziani, merita special menzione quello del sale, fonte ricchiisimadi rendila.Nell 1B 3 g i ¿1 esisteva un obbligo de’chioggiotli di non vendere il loro sale se non agl'incaricati del doge, ed ogni carico doveva portarne il suggello, di che riparlo nel § XIX, nel dogado 5i.“ Assai per tempo furono quindi istituili i Salinarii a questa bisogna. E due erano le provenienze del sale: quello di Venezia, dello Salis Clu-giae, e quello che veniva introdotto, e che trasportandosi per mare, si chiamava Salis Maris.Vemxa questo dall’lstria, da Cervia, dalla Dalmazia, dalla Sicilia, e fino dal mar Maggiore e dalla Barbe-ria , e per trattati, per compere e per guerre procuravano i veneziani di assicurarsene il monopolio, studiando di guarentirsi da ogni contradazione o defraudo. Nella Laguna , non molto lontano dall’ isole di s. Francesco del Deserto e del Lazzaretto nuovo, nel luogo detto s. Felice, si formò un’ampia salina, per sottrarre possibilmente le provincie Venete e le Lombarde dal bisogno di procurarsi il sale dalla Sicilia, mediante il privilegio concesso agl'intraprendenti baione di Rolhschild e cav. Carlo Astruc per 5o anni, e progressivo n’è il notabile incremento, con grande utile di Venezia. La Gazzetta di questa a’io giugnoi852 pubblicò, e il Giornale di Roma riprodusse a p. 546. Nel i845 il barone di Rotschild e il cav. Carlo Astruc,fondarono nella Palude Maggiore presso Venezia la più grande salina che qui mai si vedesse , destinala a fornire di sale la Lombardia. Poco lempo dopo il cardinal patriarca Monico, sollecito del bene spirituale del suo gregge, espresse il desiderio di vedere stabilito colà un oratorio, affinchè i numerosi operai, impiegati a’ lavori , potessero ne’ dì festivi aver comodo d’ascoltar la s. messa. Nella palude stessa esisteva un mouticello, chiamato da’pescalori Monte s. Felice, unico punto di quella parte della Laguna, che si levasse al di sopra della più alla marea. I lavori di livellamento eseguiti sopra esso punto, fecero riconoscere quel uionlicello non essere altro che i ruderi dell’antico convento di s. Felice, fra’qua-li si scopersero i fondamenti d’una cappella; fondamenti che furono religiosa-mente rispettati, e colle pietre diseppellitevi se ne eresse una nuova da dedicarsi alla Vergine e all’antico s. Titolare del monastero. Domenica infatti 6 giugno i85a, giusta l’ordine del patriarca mg.r Multi, quest’oratorio fu benedetto da mg.r canonico d. Luigi Giun-chedi, il quale, dopo un eloquente discorso, ispirato dalla circostanza, celebrò la 1.* messa. Alla pia ceremonia assisteva la direzione delle saline, i numerosi operai addelli allo stabilimento, alcuni degli abitanti dell’ isole circonvicine, come anche persone del più alto grado, invitatevi dalla loro pietà.—Procedendo sempre a ponente nella Laguna e più viciuo alla città sorge la seguente isola. i4- Chiara. Ne ho parlato nel § X, n. 23 , siccome unita alla ciltà di Venezia per un ponte ligneo. Più lontano e sul canale che guida alla prossima terraferma, s’incontrano le due seguenti isole: 25. S. Giorgio in Alga. E situata a ponente di Venezia, in quella parte della Laguna che conduce a Fusi-na, canale all’ingresso delle Lagune, e alla metà oppuuto cbe stendesi fra la città e la terraferma. Fu così nominata dalla quantità d’alga marina (o aliga, genere di piante così chiamate perchè crescouo ne’ luoghi acquatici e spe-