3i6 credito s’acquislarono colla santità e l’austerità del vivere, che il pievano e i parrocchiani si determinarono consegnar loro in custodia la chiesa di s.Agnese per incremento del divin culto, enei i483la signoria permise a PaolaeEustachia Cen-tani, Lodovica Usnago e altre recluse di riceverla e di edificarvi contiguo un monastero di Francescane j fondazione già nel i433 pronunziata da celesti prodigi. Per allora non eblie luogo, ma in sito più remoto l’effettuò Caterina, altra eremita di s. Agnese, nel sito più precisa-mente indicato da tali predizioni, detto Arzeri uovi a s. Andrea,nello stesso sestiere, col permesso di fabbricare monastero e chiesetta, in onore il 1 .°di s. Maria Maggiore e la 2.* di s. Vincenzo, dato dal senato nel i497- Tosto si formò un angusto chiostro di tavole con ristretto oratorio. Un buon uomo vicino di nome Agostino con solenne processione vi fece portare un’ immagine antica greca della 13. Vergine, che tenendola negletta in casa a ciò fu invitato da voce miracolosa. Que-sto prodigio commosse il patrizio Luigi Malipiero a sostituire all’ oratorio nel i5o3 un maestoso tempio sul modello della basilica Liberiana di s. Maria Maggiore di Roma, onde comunemente fu detta s. Maria Maggiore, consagrata a’ 22 febbraio, non conoscendosi 1’ anno. Anche il monastero fu ampliato con autorità d’Alessandro VI nel i5o3 stesso. Le monache vissero molto lempo sotto la direzione de’frati minori, finché furono soggettate alla giurisdizione del patriarca nel i5g4 da Clemente Vili. L’ immagine della 13. Vergine è fra quelle del libro intitolato : Venezia favorita da Maria. Relazione dell’ Immagini miracolose di Maria conservate in Venezia, Padova 1758 ; esoppresso il mouasleroechiu-sa la chiesa, venne raccolta e custodita dalla in allora abbadessa. Morta Questa, e passata in proprietà dell’ottiiuo sacerdote d. Giuseppe Solesin, eccitalo da devozione verso la gran Madre, per consi- glio di un amico, la collocava, nel 18^7, condegnamente nel primo altare a destra, entrando, nella chiesa de’ss. Gervasio e Protasio, vulgo Trovaso. Era rinomata la chiesa di s. Maria Maggiore per le magnifiche opere di pittura che tutto all'intorno, e nel mezzo ancora sulle colonne sorreggenti le 3 navate si ammiravano, laondesi teneva per una completa galleria d’uutori della scuola veneta; le quali, come quelle d’altre chiese, andarono disperse, parte in altri luoghi pubblici e chiese della città, parte furono tra* sportate all’ estero. Questo esemplare e numeroso monastero soggiacque all’ infelice sorte di tanti altri. Le monache prima furono nel i8o5 concentrale con quelle di s. Croce, dell’ordine loro, poi soppresse nel 181 o. 11 monastero nel 1806 fu consegnalo per caserma a’militari, e parie bruciò nel 1817. La chiesa per qualche anno si continuò ad ulliziare, e poi profanata fu data all’ amministrazione de’ tabacchi, e se ne serve per magazzino della non lontana fabbrica de’ medesimi, conservando la sua forma. Ne parla a lungo il cav. Cicogna nella più volle accennata sua opera, t. 3. 56. Agostiniane di Giuseppe, volgarmente Sant' Iseppo. Desiderosi i veneziani d’aver nella loro città una chiesa dedicata al purissimo sposo di Maria Vergine s. Giuseppe, ne implorarono dal senato il permesso e il concorso, onde a’25 giugno i5(2 ottennero nel sestiere di Castello l’erezione della chiesa, e d'un monastero di monache, pel cui mantenimento furono assegnali beni devoluti al fisco producenti 4oo ducali d’annua rendila. Pertanto dal monastero di s. Giuseppe di Verona, celebre per l’osservanza, furono condotte a Venezia due monache Agostiniane, Monaca corista e Antonia conversa, che il patriarca Antonio Contarmi autorizzò a procedere alla fondazione sotto I’ ubbidienza de’ patriarchi di Venezia. Istituita poi nel i5>2 peri.' priora suor Monaca, il prelato le permise rice-