253 letterato, o filosofo, o politico. A questa compendiosa descrizione può supplire interamente l’opuscolo, contenente anche le iscrizioni sepolcrali e intitolato: Tempio ile'ss. Giovanni e Paolo in Venezia descritto ed illustrato dall’ autore (il eh. Antonio Quadri) degli Otto giorni a Venezia con x/x tavole incise in rame, Venezia tipografia Andreola i835. Non ostante dichiarò modestamente il Quadri, ristretto il suo dire, non corrispondente all’altezza del sùbbietto, per essere scorta nella visita di s'i maestoso tempio, entro il quale l’osservatore troverà gli elementi per ogni svariata sua applicazione. » L’artista vi leggerà la viva storia delle arti pel giro di circa 6 secoli, e saprà scegliervi classici esemplari onde perfezionarsi nello studio del bello. Il letterato seguirà le vicende della lingua del Lazio, dappoiché cominciò a riprodursi coll’antica eleganza. Il filosofo rimarrà penetrato e commosso da’senli-meuti di que’ figli e nipoti, i quali gran parie delle sostanze ereditate da’ loro maggiori impiegarono in opere che la memoria ne conservassero e rivolgessero a pubblico lustro; e ammirerà la feconda riconoscenza d’un senato sì generoso in favore del merito, che, non pago di averlo ne’viventi premiato, lo seguiva col munificente suo braccio nell’oscurità delle tombe, per onorare le ceneri degli estinti, e continuare le largizioni diffondendole sui loro consanguinei. In codesta reciprocità di delicati riguardi fra le famiglie e la patria ; di privata e di pubblica gloria ; di segnalati servigi e di chiarissime ricompense; in sì nobile gara di cospicua magnanimità, di grandezza e di onore, il saggio politico scoprirà colla sua perspicacia l’indissolubile nodo e il forte cemento che, congiungendo il governo co’ sudditi, e questi con quello, ha potuto costituire il saldo edificio di uno Stato che conservò una longevità senza esempio. Cesserà quindi la meraviglia destata dalla storia d’ una repubblica che tanto visse e tanto fece, quasi di continuo lottando e vincendo le sinistre opi-' nioni, i pregiudizi de’ tempi, 1’ invidia de’ rivali, le forze de’ piò potenti, e sostenendo con dignità le procelle che minacciavano d’ingoiarla ; in vece di stupore, si troverà in ciò pure argomento per confermare il principio, che nelle cose morali,come nelle fisiche, quali le cause, tali sono gli effetti. Così senza uscire dal recinto di questo tempio, gli uomini dotati del prezioso tesoro di un giusto criterio, avranno in esso campo vastissimo alle più profonde medi fazioni.’’Questo tempio l’illustrerà da par suo il cav. Cicogna nella parte che prese a trattare, nella gigantesca sua opera delle Inscrizioni veneziane, intorno a cui da più lustri, con sommo studio, si adopra. Il Diedo e il Zanotto, Le Fabbriche di J inezia, artisticamente descrissero il sontuoso tempio e la sua porta con tavole, unitamente a quelle de’mausolei più magnifici e bellissimi de’dogi Verni rami n e Marcello, non che il monumento equestre di Bartolomeo Coglioni o Colleoni nobilissimo bergamasco, capitano generale della repubblica di Venezia, ed erettogli da questa dopo la sua morteavvenuta nel1475,per legatodi lui,e per decreto del senato,a memoria dellesuemoltegloriosissime azioni. Applicatosi con finissimo ingegno al miglioramento della strategia,seppe il i.° acconciare ¡cannoni sui letti,e introdurre l’artiglieria di campagna. La sua discendenza, alcuni collaterali e la repubblica di Venezia si divisero la sua pingue ere dilà. Lasciò soltanto 4 figlie femmine, partoritegli da Tisbe Martinengoda Brescia, la di cui antica c nobilissima famiglia si gloria e vanta di molli Servi di Dio d’ amboi sessi, e anche martiri, di vescovi e altri prelati,scrittori ecclesiastici, letterati, valorosi guerrieri e altri illustri cavalieri,abbati e altri graduati religiosi, come può vedersi in Ottavio Feriali, Origoet Stemma gentis Martinen-ghac, Patavii 167 i. Illustre rampollo del 26