chiesa di s. Gio. Elemosinano, della quale nel § Vili, n. 58 trattai. Poco da questa discosto sorge la chiesa di s. Silvestro, già di giurisdizione del patriarca di Grado, che risiedeva nel propinquo patriarchio, tutto narrato nel detto §, n. 56. Più innanzi s’incontra la chiesa di s. A-pollinare, recentemente riaperta, di cui pel § Vili, n. 55 ; e quindi il tempio di s. Paolo, di cui pure nel § Vili, n. 5o. In questo campo di s. Polo e sul suo rivo vi è ri Palazzo Mocenigo già Cornaro, architetti) to con mollo ingegno da Sanmiche-li, che Io fece apparire regolare, ad onta che di pianta irregolarissima , circa il 1548. Le Fabbriche eli Venezia ci danno due tavole col prospetto e le parti e-sterne spiegate dal Diedo. Lo dice magnifico, d aspetto maestoso e imponente, il quale ben più che in disegno, si fa cospicuo in natura per la forza de’rilievi che nefanno spiccare soprammodo le parti. A malgrado del molto mmierode’pia-nì ne’quali è diviso, cioè 6, serba non pertanto un carattere di grandiosità non comune, prodotta dalla ben intesa distribuzione delle parti, e dalla convenienza de’loro ornamenti. Procedendo più oltre ecco il vasto e magnifico tempio di s. Maria Gloriosa de’Frari, fra’cui monumenti sonovi quelli di Canova e Tiziano: l’adiacente amplissimo convento serve ora all’ Archivio generale. Di tutto feci descrizione nel § X, n. 21. Dietro la chiesa sorge l’altra di s. Rocco, e la prossima omonima scuola grande, meraviglioso e-difizio: d’ambedue ragionai nel § XIII, n. 5. Poco lontano s’ incontra la chiesa di s. Pantaleone, di cui nel § 'Vili, u. 64. Procedendo per lo spazioso e allegro campo di s. Margherita, trovasi la chiesa di s. Maria del Carmine, e la contigua scuola della confraternita dello stesso nome, descritta questa nel § XIli, n. 7, e quella nel § X, n. 69. Ripigliata la via principale, al termine delle Fabbriche di Piial-to, conduce essa, pel campo delle Beccherie, primieramente alla chiesa di s. Cas- 445 siano (nella contrada di tal nome vi avea il palazzo di Caterina Cornato regina di Cipro, ove mori neli5to: una delle vie della contrada stessa, in sua memoria fu chiamata calle della Regina, e lo è tuttora); poi a quella di s. Maria Maler Domini, e d’ambedue si può vedere il § Vili, n. 49 e 48. Benché più lungi questa via prosegue, l’affluenza del popolo si allenta in campo a s. Giacomo dall’Orio, la cui chiesa descrissi nel § Vili, n. 46- 6. Dalla piazza maggiore di s. Marco partono due altre vie principali. L’uria, uscendo pel così detto Campiello o Piazzetta de’ Leoni, verso sud-est, incamminasi al ponte detto di Canonica o di s. A-pollonia , presso al quale elevasi il Palazzo Trevisan poi de’Cappello, magnifico e grande edifizio, disposto con molta eleganza,ed incrostato di marmi orientali: annunzia l’epoca della buona architettura, come si vede nel prospetto sul rivo della Canonica, presso le Fabbriche di Venezia, illustrato dal Selva. Dalla patrizia famiglia Trevisan passò in quella de’Cappello, ma non fu domicilio della famosa Bianca Cappello figlia dell’ac-quireute Bortolo, come avverte il Zanot-to contro l’asserzione de! Selva. Bortolo prima abitava a s. Cassianoitt un palazzo di stile lombardo, chesi vede di dietro nel rivodi Carampane. I vi Bianca fuggì con Pietro Bonaventuri, che avea l’abitazione vicina. Bortolo comprò poi nel 1577, o meglio Bianca stessa, il palazzo Trevisan, e perciò innanzi ch’essa divenuta moglie di Francesco M.’!,neli579 fosse coronala granduchessa di Toscana (V.). Laonde ella qui non abitò mai, per non esser tornata a Venezia mai più, morendo in Firenze nel 1587, dopo averlo donato al fratello Vittore, e Bortolo mancò poi a’vivi neli594. Bianca dichiarata figlia della repubblica di Venezia, donala dal Papa della Rosa d’oro benedetta, divenne favorito argomento alle narrazioni e fantasie degli storici, de’poeti e de’ novellieri. Questo edifizio é diviso in due 5o