320 fello zafferano. Nel i 506 le monache edificarono propinquo un povero inoliaste-10, col noine d’eremi te agostiniane. A loro istruzione il patriarca Su ri a no vi poseSco-{astica Borsa già badessa di s. Servolo, che condusse seco due monache e due converse. Ben presto fiorì il monastero nell’osservanza a segno, che il patriarca Contarmi nel 1519 vi trasse alcune monache per riformare quello benedettino di s. Anna, e vi riuscirono egregiamente. Siccome aveano dovuto professare 1’ istituto e vestir I’ abito di s. Benedetto, tornate nell’anno 1551 al loro monastero di s. Giovanni in Laterario, ne ritennero l’abito e la regola. A’ i4 febbraio i5y3 un fulmine caduto sul povero monastero vi produsse un incendio che l’incenerì, onde l’abbades-sa Serafina Molin divise le religiose ne’ ricoveri de’ monasteri di s. Anna, d’ O-gnissanli, e de’ ss. Biagio e Cataldo, ne’ quali si professava la regola benedettina. Le monache vi si affezionarono in modo che fecero altrettanto, e quando fu rifabbricato il monastero ricusarono tornarvi, tranne Clementina Corona costituita badessa e un’altra religiosa nel 15^8. Indi nel 1585 furono rinnovati alla chiesa i privilegi della basilica Laleranense ; ma siccome dalle monache non era stato notificato al capitolo Lateranense il loro egresso e ritorno, pel godimento delle prerogative, occorse nel 1 5g5 una bolla, confermata nel 1623. Ma non più vestendosi religiose, morta la badessa nel 1599, lo divenne la compagna Ottavia Zorzi u-nica abitatrice del monastero. Tuttavia, Dio la benedì in modo, che potè formare un copioso numero di monache, migliorare il monastero, ampliare e abbellire la chiesa, che poi fu arricchita co’ corpi de’ss. Emilio e Felice martiri,e di molte ossa d’altri ss. Martiri, de’ romani cimiteri. Vi rimasero le benedettine sino al 1810, e testate soppresse, l’oratorio esiste non sagrameutale nella parrocchia de ss. Gio. e Paolo, ed il monastero è destinato ad uso della r. scuola reale superiore e di nautica. 63. Gesuiti e Benedettine di s. Maria dell’ Umiltà. Ne parlo nel n. 1 del § XVIII, e nel n. 72 delle parrocchie o § Vili. 64. Minimi di s. Francesco di Paola. Nel 1291 Bartolomeo Quirini vescovo di Castello con testamento ordinò, che de’ suoi beni fosse comprata una casa del fratello Tommaso nel sestiere di Castel- lo e nella parrocchia della cattedrale, acciocché fosse ridotta a spedale per 12a 16 infermi della parrocchia,pel cui mantenimento assegnò poderi. Il padronato l’attribuì a’discendenti di suo padre, e poi confermò nel 1296 il vescovo Bartolomeo 11 Quirini, il quale inoltre permise al priore del pio luogo l’erezione dell’oratorio dedicato a s. Bartolomeo Apostolo, per celebrarvi gli uffizi divini. Aumentò le tenui rendite dell’ospedaleTom-maso Quirini, forse il sunnominato, colla 3.'’parte de’suoi beni, e morendo nel 1 3o4 fu sepolto nell’oratorio con iscrizione qual fondatore. Dipoi nel 1584 'I generale de’ Minimi di s. Francesco di Paola inviò a Venezia due religiosi sacerdoti per piantarvi 1111 convento, e dopo 6 mesi 1’ accordò il senato. Si trovò a proposito l’ospedale di s. Bartolomeo, che per l’antichità minacciava rovinare. Protetti i religiosi dal cardinal Alfonso d’Este, pel quale Marin Quirini era divenuto vescovo di Concordia, per gratitudine egli e i fratelli cederouo all’ordine de’ minimi l’oratorio e la casa del priore, con riserva del padronato. Sisto V neli585 confermò la cessione, e sopì I’ opposizione che al nuovo convento faceva quello di s. Domenico (li Castello. Indi sulle rovine del demolito oratorio si disposero i fondamenti della nuova chiesa, coll’invocazione di s. Bartolomeo Apostolo e di s. Francesco di Paola, e presente il doge Cigogna, pose nel t588 o prima la pietra benedetta il patriarca Trevisano. Portata a compimento, Giovanni Perpi-