fettibililà dell’arte (queste però pe’ non atti all’altre), mirandosi anzitutto a secondare le loro inclinazioni e disposizioni, e procurando che il genio naturale venga coadiuvato e sviluppato; ina non pon-no attendere contemporaneamente a più arti e mestieri. Per una scuola di nuoto, verrà provveduto in appresso, siccome utile al veneziano, specialmente per la struttura della città,e favorevole alla nettezza della persona. Le femmine apprendono lavori d’ago e di gucchia (o ricamo, lavoro d’ago), e il disimpegno delle domestiche faccende. Aumentandosi il numero de’maschi,si procurerà così aumentale quello dell’officine ede’labora-loi, come di aggiungere qualche altra scuola, sia di chimica, sia di fisica industriale. Quelli che non riescono nell’arti che s’insegnano, sono collocati presso onesti campagnoli. Vi sono esami e premi annuali: questi consistono pe’maschi in libretti d’investii;« sulla cassa di risparmio, e per le femmine in medaglie e croci d'argento. Le punizioni sono della parziale privazione del cibo, del giuoco, del passeggio e simili, teudenli a correggere e non ad avvilite. 11 vestito è uniforme e non distante dalla condizione artigiana. All’uscire per compiuta educazione ricevonsi da'maschi veneti ducali 20, eguali a lire 72 : 92 in elfetti nuovi di vestiario : e dalle femmine ducati simili 5o, ossiano lire 182 : 38 in vesti o denaro, a seconda delie circostanze. Si ritenne nel contralto che il numero de’ fanciulli maschi stia per ora nel medio de’ 5o ; probabilmente ad altrettante potranno ascendere le femmine. Abbiamo pel ricordato nuovo stabilimento: Allocuzione per il trasferimento nel palazzo Spagna dell’ Istituto Manin - Sezione Maschile, e l'Inaugurazione del busto del conte Giambattista Sceriman, del-l’avv. Giuseppe Maria Malvezzi deputato della Commissione generale di pubblica beneficenza in Venezia, direttrice t amminislrulrice dell’ Istillilo 379 medesimo, Venezia dalla tipografia di Pietro Naratovich 1858,edizione di 200 esemplari, di cui fui graziosamente onorato dal dotto e gentile autore, e valga questo a verace ringraziamento. E' intitolato da detta Commissione all’A. F. R. dell’arciduca Ferdinando Massimiliano Giuseppe, per essere la medesima sotto P alta sua protezione, e per gratitudine per aver commesso il 25 ottobre 1857 le proprie rappresentanze alla sua augusta sposa P arciduchessa Carlotta. L’ eloquente e benemerito oratore, comincia col dire: Questa è patria solennità. L’apertura d' un pubblico stabilimento, quantunque non destinato che a conforto di quella sventurata parte dell’umanità, che siede in su gli ultimi gradini della scala sociale, è sempre un avvenimento notevole negli annali del paese in cui avviene. Ma se l’istituzione sta già in amore de’cittadini, ed essa si trasmuta per incontrare modificazioni essenziali, l’importanza dell’ occasione si rende di comune interesse. Soggiunse poi: L’istituto Manin che, pupilla dell’occhio de’veneziani, andava superbo un tem- ilo della protezione dell’arciduca Ranieri viceré del regno Lombardo - Veneto, ed ora lo va di quella del serenissimo arciduca Ferdinando Massimiliano, che ha del pari a governo questo regno, un’era novella comincia per esso ; era per cui si ripromette conseguire il fine bramato, di essere, fra le istituzioni di pubblica beneficenza, a niuno secondo. Di volo accennerò nella parie storica la faconda ed elegante orazione. Se la storia non per anco pronunziò giudizio su Lodovico Manin ultimo doge, che altri pone in parallelo con Luigi XVÌ, certo é che patria carità intelligente ed operosa ne infiammò il petto (additandone l’eifigie pendente dalle pareti ), e lo dimostrò col testamento, ch'è lo specchio rivelatore de’ costumi iVun uomo, per sentenza di Plinio. Egli con esso provvide alla massima fra le sventure, al sollievo cioè