lo suo »¡vere per sei lustri);e tale lo proclamò un Leone XII in concistoro, con elogio pronunziato rai e tolte, cli’è il riportalo più sopra. Yi\eiulo in Ruma nel cenobio ritirato, disimpegnava i più grati aliali (Iella Chiesa qual consigliere e teologo ne’più ardui negozi della s. Sede, anche civili, ue' quali con diurne e notturne laboriose fatiche manifestò il multiforme e dottissimo suo talento,consumata prudenza, inalterabile icttiludi-ne. Rifulse la sua modestia qunudo posposto al cardinalato ni suo amico p. /urla, non ancora come Ini benemeiito della s. Sede , senza ombra di rancore gli restò affettuoso amico e poi l’ebbe a suo vicario di Homo. Appena elevaloal pontificato, scoppiata la premeditata rivoluzione a Bologna, cioè pi ima che fosse nota la sua elezione, dessa non ebbe un motivo pei sonale, nè alcuna nimistà contro di lui. Scoppiò contro il governo e non contro il governante : contro il Irono e non contro l’attuale possessore di esso. Mirava al rovescio finule del potere regnante, non già a modificale il governo, Pretendeva di cercare, non già riforme, ma bensì la sostituzione della repubblica al governo ullualee liconosciuto.Ora, discuta cgnuuo imparzialmente fra sè ciò che a vi ebbe Tutto in simile circostanza , e gli toineià difficile il condannare la condotta tenuta da Grrgnrio XVI. Non si trattava di concessione, ma soltanto di cessione! 1 suoi governanti e rappresentanti erano stati calciati via, ed un'arinata di ribelli incaoimiuavasi a forza verso la sua capitale , non a far condizioni, ma si ud espi Ilei lo. Eia forse dovere del Papa il riconoscete ad un tratto le pretese degl’insorti? E, se si mostravano incapaci ili cacciarlo da Boma, doveva egli divider seco loro i suoi stali, e cedere, al cornando d'uua fazione al più, le ricche provinole cui era stato iti quel momento chiamato u reggere? O doveva egli arrendersi a questa violenza, per-, thè uellu fiducia d’un governo puterno, Glii il Papato non avea mantenuto un esercito permanente sproporzionato durante la pace? Non v’era altra alternativa fuor quella adottata da Gregorio XVI, il chiumure in suo aiuto una potenzu alleata. Se l’aiuto straniero è sempre un male, massime quando viene prolungato, ninno lo compianse più di Gregorio XVI. Ma non vi era altro che una scelta ili mali; e questo era certo minore dell’anarchia e di tutte le miserie che ne sono conseguenza. Il Papa spiegò una calma, una fortezza e una prudenza veramente sovrana (anzi sovraumana).Qualunque sic-no stali i sentimenti delle provincie, sicuramente Roma non dette prova di simpatia per la rivoluzione , ma dimostrò invece una divozione entusiastica al suo nuovo sovrano e padre; e l’ampliata guar-dia Civica , in cui si arrotarono persone del più alto ceto, con edificatile ardore prese sopra di se la difesa della sagra persona del Papa. La lealtà delle classi bisognose ne) loro attaccamento a Gregorio XVI fu tale, che con clamore e calore si offri pronta a combattere i ribel- li. I promotori della rivoluzione oppro-ptiandosi le casse provinciali , intercettando i sttssidii destinali a Roma, le nuove spese cagionale dall'insurrezione, imbarazzarono a lungo le finanze pubbliche e il Tesoriere (/ .) ; bisognò contrarre un debito esterno, vendere i beni pubblici in modo rovinoso (alienazioni che deplorò per tutto il resto della vita); ma stabifi una cassa d’ammortizzazione per l’estinzione progtessiva del prestilo. Non ostatile, egli non solo con quiete e confidente, ma beuonco attivissimo ti mostiò; e niuno che leggo gli alti pubblici del i.° anno del tuo pontificalo, si figurerà clic sia stato un anno di gitene iuletltne, di confutione e di miserie. Eppure tubilo a salvezza di Tivoli decretò i cunicoli per l'Aniene, diminuì dazii c modificò altre gravezze; creò camere di cotnmeicio, emanò ottime leggi pel governo municipale e t¡organizzo quello di 77