0a-i diit-lle da un capo, nnii una capesta o capitana che raccolte le settimanali quo-(ein un anno, per poial Lido sciuparle insieme in un’unica gozzoviglia e popolare baccano. La benigna natura, acciocché Venezia non fosse dal mare, quand'egli infuria , inghiottita , ne alzò a riparo e presidio alcune isolette, che le fanno come scudo e la fronteggiano incontro a’ suoi furori, quasi scolte avanzale che impediscono e fan sicura la porta di que-sl'antica donna dell’acque. Una di quelle appunto è il Lido. L'indiislre mano del-I’ uomo fecondò lo sterile terreno, e qui sul labbro dell’Adriatico fioriscono orli, terreni piantati d'alberi fruttiferi e v igne: la natura campestre fa guerra e usurpa il luogo alla marino. Per queste vigne e questi limoli si spargono le liete brigate, e vi arrivano in tanto e lì spesso numero che scarso all' arrivo è l'interno canale per cui ivi si approda, non senza pericoli. Il vetde smalto de’prati sparisce sotto il candido ammanto delle tovaglie; benché è da farsi al popolo questa giustizia, che non tutti (((Tendono a quello modo la bella natura, e si contentano del semplice inalilo d'erbe e di fiori ch'ella in-tesse svariato per tulli. Ciascuno si a.la-già alla meglio tull’erba , sotto la sferza del sole; anche persone facoltose, letterati, artisti, non credono discapitare la loro dignità e condizione. Mentre gli uni mangiano e bevono liclainenle, que'che han terminato, mutando in sala di festino l'area sortila di mensa, saltano e ballano con ardore, senza distinzione di sesso. Altrove dato fondo a'iìaschi e a' bicchieri, con gioia fragorosa si caula a coro, non cou molla armonia; alternano il gran baccano i suoni il'ogni specie di strumenti, di que’ facili professori delle pubbliche vie, contenti dell' onorario d’ un soldo. Qui poi è il gran fabbricatore delle gustose frittelle, quel gran credenziere del popolo. Cosa degna dinota, iu questo ghiotto hazzarro e (¡era d’ogni cosa, dote si versa e logora tanto vino , tooo iu gran numero coloro che attingono le loro ricchezze dal fondo de’pozzi, e si fanno tiranni dell’acqua ; l’acqua che qui non è solo un naturale elemento, ma sì un'onesta cagione di lucro; però chi ha sete deve pagare. Qua e là sono venditori di frutti, ciambelle, ostriche ec. Ora s’ immagini qual vario e grandioso spettacolo di moto e di vita presenti quest’affollata pianura, anzi questo vivo mare di tante genti, d’abito, d’età e dicondiziouedi verse , nel più libero abbandono dell’ allegrezza mossa dalle vivande, dal vino,d illa compagnia e dal diporto, e sene troverà forse difficilmente I’ eguale. Ma il sole in mezzo a questi tripudii più rado già scende: Venezia imporporala dall’ultimo suo raggio lo nasconde a quelli del Lido. Succede la gran battaglia dell’imbarco al ritorno, giacche è da combattere assai prima di raggiungere il legno, e più combattono di parole i loquaci barcaiuoli. Ora lo spettacolo mula scena e ti volge lutto iiili’acque per chi dalla riva e dal molo contempla quella niobi! città di battelli e di barche che riedouo e (anno di se lunghe (ile per tutto il canale. E questa l’ora degli ultimi cauti, un po’invero più rauchi, col Nio Nio delle v illotte, accompagnato col cembalo, avvivando la gioia il fuoco del vino. A tali cauli popolari, quasi l'eco da lungi rispondono i canti di chi con minore solennità, ina ben maggior sicurezza .festeggiò il suo lunedì di settembre modestamente a’ giardini. i4- S. Andrea o Castello di s. Andrea. Vedi il numero seguente. A ponente di esso castello a breve distanza s'incontra l'isola seguente omonima, alla quale propriamente appartiene il forte. 15. S. Andrea, ov'era la celebre Certosa, e perciò detta con tal nome eziandio e per antonomasia appellata VIsola Regina. Di due ¡solette separate da piccolo canale, formasi quest’ isola della anche i. Bruno, dal nome di s. Bruno* uè fondatore dell' ordine certosino, si-