f.96 II, di marini, di frntuinenli preziosi; e queliti luce die andavasi ecclissando iu O-rienle, veniva sempre più splendida a brillare sid veneto orizzonte; sempre essendo innanzi agli occbi de’mogistrali veneti la magnificenza orientale di s. Soda di Costantinopoli, il quale conoscevano quanto uua delle più vicine ¡solette. Da’ nobili sentimenti di emulazione generosa ne derivarono felici conseguenze per l’ur- li, e quell'impasto di stile, cbe trasformò la green iieH’ilaliana magniiìcenza; e siccome le cose minori non potevano a meno d’avere una gran rassomiglianza alle maggiori, e poiché l'isola di Torcello per la sede sua episcopale, e pel suo governo era già in auge di splendore prima del-l’ultre ¡solette dell’ Estuario; così non è meraviglia cbe per le produzioni cbe vi sì ammirano, e particolarmente pel bel tempietto di s. Fosca, si trovasse un certo accordo colle forme e collo stile adottato nella basilica Marciana. Scorgesi di fatto in questo edifìzio tutto lo side d’imitazione delle chiese grechi1 del medio evo, caratterizzalo sempre dalla lor forma dì croce greca, e dall’uso delle cupole: che se in questo (empio pei1 povertà di mezzi o altra combinazione non venne voltala la cupola, I esistenza del tamburo e la solidità de’ piloni fanno fede abbastanza dell’intenzione dell’architetto. Nella 2." edizione delle Fabbriche di Venezia ammiro il prospetto del tempietto dì s. Fosca e la sua pianta , con l’illustrazione dello stesso Cicognara, il cui tipo dice derivare da s. Sofia di Costantinopoli, la più bella chiesa dell’O-rienle, non da quella innalzala da Co-stautino I, nè la fabbricata da’snoi figli, distrutta du’successori, uia bensì il tempio edificato da Giustiniano I coll’opera d'Antemìo dì Traile e d’Isidoro di Mi-leto , architetti i più rinomati allora in tutta la Grecia, coll'intendimento di farne il più bello edilìzio dell'universo. Questo tipo si ripetè nelle successive cosini-fioni, come nel tempietto di s. Caterina nell'isoletta omonima, presso il porlo d1 fola. Fabbriche lutle, cbe appartenendo al principio del medio evo e al finire de’ bassi tempi, lasciano scorgere un barlume diadi rinascenti; ad onta cbe il d’Agili-court non fu dell’opinione che gli edilìzi di s. Sofia, di s. Marco e di Torcello non contribuirono punto a ricondurre l’arte alla purità de’suoi migliori principii, e cbe soltanto Ire o quattro secoli dopo il genio mise a profitto gl’ insegnamenti che da quello potevano ritrarsi. Nell’isola di Torcello la cattedrale sfoggiò molla ricchezza relativa a que’ tempi, se si osservano il suo battislerio, le colonne, i bassi lilievi, ì musaici , il pavimento e le finestre soprattutto che appartengono a’cosl uni ¡orientali. Ma.sebbene tulle queste decorazioni di tale cattedrale potessero meritare studio e illustrazione, dice il Cicognara , il piccolo non discosto tempio di s. Fosca riesce assai più interessante per la sua forma, la sua distribuzione, il suo portico e le sue proporzioni, a malgrado di tulli i difetti d’ esecuzione che con pochissimo verrebbero (olii; talché a comprovare la poca distanza in cui si trovavano fino da quel momento Tarli da’pi incipii migliori, basii di tradurre, per così dire, quel progetto di edilìzio iu miglior linguaggio, depurandolo.dalla rozzezza dello stile, e ne deriverà un e-legantissimo tempietto. Dalle piante di s. Giovanni Elemosinario, e della distrutta chiesa di s. Gemìniauo, si riconosce che i loro architetti Scarpaguiuo e Sanso vino, non altro furono che i traduttori eleganti dell’antico tempio di s. Fosca. Nell’aggiunta , il Zanolto, riproducendo un brano del riferito dal Cicognara, ne’ Sili pittoreschi e prospettivi delle Lagune Vende, termina col dire. » Demolita ora la cupola di questo tempio vetusto, per timor di caduta , non rimane a noi che un fervido voto; quel- lo che dalla sempre solerte sovrano provvidenza sia ripristinala,qualesorgeva dapprima”. E di fallo venne restaurala per