2 56 ni, comuni anco ad alil i monasteri della città, mosse lo zelo del patriarca Conta-lini a munirsi dell’autorità di Leone X per correggerli e riformarli. Con perseverante cura, divise il monastero delle vergini in due parti, in monache osservanti e conventuali, ed il simile fece con altri, coadiuvato dal vescovo di Fellre Campeggi nunzio d’Adriano VI in Venezia. Ciò non bastando, Clemente VII nel 152gdeputòriformatoredel monastero il vescovo di PafoGiacomo Pesaro, al quale riuscì rendere tuttele monacheosservanti nel i537, con alquante tratte dal monastero di s. Giustina; indi nel i54i fu ingiuntoalleconverseo sorelle serventi di riprendere l’abito nero, il bianco essendo proprio delle coriste. Paolo III e Giulio 111 furono benigni di concessioni al monastero. Pel decoro di sua antica origine, la nobile condizione delle religiose, le prerogative elargite al monastero dalla s. Sede e da’tlogi, stabili il senato nel 161 3 che la chiesa fosse ogni anno visitata dal principe e dalla signoria ili.0 maggio, giorno in cui Bonifacio IX avea concesso l’indulgenza della Por-ziuncola,confermala in perpetuo da Pao- lo V nel i6o5. Ilcav. Cicogna che pubblicò copiose notizie della chiesa, del monastero e delle monache, che dice eserci-tavansi nell’arte del canto e vi riuscivano a meraviglia, come quelle di s. Zaccaria ; d’opo aver chiarito anch’egli la falsa e volgare tradizione, che fosse stato il monastero fondato dal doge Sebastiano Ziani a eccitamento d’Alessandro 111, quando si recò a Venezia per pacificarsi con Federico I, derivata dall’averlo eretto l’altro doge Pietro Ziani, figlio del nominato,e in tempo di Federico li, il che die’motivo all’equivoco; parla della Lettera delle monache al doge Meni-ino. per la rinnovazione della solenne visita alla loro chiesa ili ,°di maggio a ricevere l'indulgenza di Papa Alessandro 111, Venelia 161 3. Tanto era radicata l’erronea credenza.Formavano deco- ro alla chiesa l’immagine della B. Vergi-negià venerata nel tempio di Gerusalemme, e molle insigni reliquie, olire i corpi de’ss. Magno, Pio e Onorato, di nomi imposti quando si cavarono dalle romane catacombe. Gli altari della vasta chiesa a 3 navi, erano g, distinguendosi il maggiore pel magnifico tabernacolo ornato di preziosi marmi, oltre i due situati alla metà di essa, del ss. Ci ocefisso e del ss. Rosario. Racconta il p. Bonanni, che per pontificia concessione i dogi do-veano approvare la nuova badessa, con recarsi accompagnati da’ ministri e deputati dal senato,nel monastero a far leggere il breve pontificio di conferma. Indi seguiva la benedizione della badessa, nel pontificale del vescovo, e dopo il suo giuramento, veniva sposata con solenne ceremonia dal doge con due anelli d’oro, uno con l’impronta di s. Marco, l’altro con prezioso zaffiro. Terminava la funzione con orazione latina recitata da una monaca. Alla morte dell’abbadessa, le si celebrava il funerale colla pompa simile a quella prescritta dalle leggi della repubblica pe’ dogi defunti. Circa allo Sposalizio, forse sarà stata la ceremonia dell’investitura e possesso che soleva darei! doge,succeunata edicui riparlerò, simile a quella ricordata nell’indicato articolo, praticata pure da alcuni vescovi. La chiesa e il monastero a’28 luglio 1806 soggiacque alla sorte comune, di sciogliere le monache, che passarono tra quelle di di s. Girolamo e di s. Giustina, e di convertire ad uso profano i chiostri e le chiese. Dipoi a’ 29 novembre la chiesa e il monastero furono assegnati alle truppe della marina italiana; e nell.0 febbraio 1809 ridotti a bagno de’ forzati, ossia di ergastolo marittimo. Similmente fu ridotta ad uso del bagno, come corpo di guardia, la chiesetta o oratorio della confraternita della Visitazione della B. Vergine, posta sulle fondamenta dell’ingresso del monastero, la cui erezione risale al 13gg Siccome nel 1 809