l essante Santuario, nè si disperò di raggiunger lo sropo. Lo visitò il celebre doge e letterato Marco Foscarini, quando il sito dopo 2 secoli circa era divenuto uno stagno completo d’acque all’ altezza allora d’nR piede; e visitandolo pure nel secolo stesso in tempo di siccità il celebre Corner illustratore delle chiese di Veneziano trovò tutto ingombro di melma. Se nel iy63 morte non rapiva il lodato doge , avrebbe egli forse mandato ad effetto il concepito pensiero di restituire il sotterraneo alla primitiva integrità. Si chiusero quindi e rimasero oscuri questi recinti fino al 1808; ma in quel-P anno, il bisogno di dar nuovo ordine al presbiterio, mediante il disfacimento d’antico altare, diè motivo a chi reggeva allora la diocesi d’ indagare in qual sito giacesse il corpo di s. Marco , di cui i secoli e le vicende aveano fatto smarrire la traccia; e si calcolò quindi esistere nel sotterraneo, aprendosi una porta murala a piè della scala, riferibile agli appartamenti del doge, che per essa scendeva ad orare in que’ venerandi silenzii. Varie volte fu comincialo e intermesso il lavoro, per insorti accidenti, ma finalmente nel 1825, a inerito della zelante fabbriceria della basilica, si entrò nel sotterraneo, si tentò e si ottenne, mercè amovibili chiuse in legno, la rimozione dell'acqua, che vi si alzava ad oncie 14 venete sotto comune, e ad oncie 21 nelle grandi maree; si mondò il selciato dal denso e alto limo che locopriva; si studiò di reprimere possibilmente que’rigagnoli, che derivavano dalle pioggie; e nel 183 osi diede libero corso all’aria colla riapertura a’Iati delle finestre, dapprima serrate , e col chiudersi l’imposta a mezzo d’ un cancello di ferro corrispondente a’ fori laterali alla gradinata che conduce al presbiterio. La Sotto-Confessione della basilica di s. Marco, come ve-desi dallo spaccato diligentemente intagliato e annesso alle lodate Memorie del coute Manin, e nella menzionata opera 63 delle Fabbriche vene te, è falla a guisa di croce;occupa quindi lo spazio del sovrapposto presbiterio, e delle due cappelle di s. Clemente e ili s. Pietro. Nella sua maggior lunghezza ha metri 21,70 circa, e nella maggior sua latitudine metri circa 26, e centimetri 58 sollo il comune dell’acqua del vicino canale. La costruzione, solida e massiccio, è del tutto semplice. L’architettura è greco-romana. Si divide in 3 cappelle, lo maggiore delle quali sta nel mezzo, e due a’Iati in altrettante nicchie. Le pareti sono pure da vuote nicchie circondate,e una banchina di marino circuisce tutto il sotterraneo, eli’ è formato a piccoli volti, sostenuti da 52 colonne senza basi, di marmo pal io, alta ciascuna circa due metri, con capitelli antichi di varie forme, che ne sostengono le volte. L’allare di mezzo è perpendicolarmente sotto il maggiore della basilica. Vedonsi ancora in piedi, la colonna quadrata di sostegno alla pietra, in cui cele-bravansi i divini misteri, nella cui sommità sta il nicchio, dove custodivansi le reliquie de’ss. Martiri; e due piccoli muric-ciuoli laterali. Alla parte di dietro, sopra 4 corte e grosse colonne, è collocato un cassone marmoreo,di forma quadrilatera che tocca il vólto. Dieci colonnette di marmo pario, 4 al di dietro, e 6diviseegualmente per ciascuno de’lati, sostengono un cancello di marmo , forato con maestria e buon gusto, che giunge al detto cassone. Stanno a’4 lati altrettante colonne con ricchi capitelli bizantini, che pure confinano col vólto. In poca distanza e perpendicolari alle 4 colonne istoriatea’fian-chi del maggior altare della basilica superiore sorgono 4 grandi colonne con capitelli (due de’ quali si cambiarono) formate a guisa di foglia d’olivo, che additano l’epoca della decadenza deH’urti nell’impero romano a’tempi di Costantino I, le quali si credono ivi collocate posteriormente, perchè fossero di sostegno alle 4 colonne istoriate anzidette. Dietro 1’ altare vi è uua gradinata rotonda di