blico erario e dalle limosine de’ nobilli veneziani, e poscia concesse alla religione de’ templari, a condizione però che dovessero in essa casa allossiare srlì am-basciatori de principi esteri, ed altri illustri personaggi qualunque volta ne fossero stati richiesti dalla signoria veneta. Che però col patto di tal soggezione non si sarebbe ricusato dall’autorità del governo d’ammetterli in possesso de’ luoghi richiesti coll’esclusione del preteso priore ivi abitante. Accettarono di buon grado i deputati della religione Gerosolimitana le condizioni proposte, ed a’25 novembre i 3 i 2 di tuttociò fu steso pubblico documento. Come però avea già l’ordine Gerosolimitano fissata la sua principale residenza nell’altro più ampio monastero di s. Gio. Battista, così riuscendo piuttosto d’aggravio il mantenimento d’un’altra casa, trovandosi l’ordine aggravalo di debiti perg3,ooo fiorini, avendo prima ottenuto ila l’apa Giovanni XX 11 la necessaria dispensa, fece della chiesa di s. Maria in Capo di Broglio e de’luoghi annessi, assoluta e perpetua vendita nel i324 a’procuratori della chiesa di s. Marco, delti dì Supra. Passata dunque la chiesa in possesso della basilica ducale, i procuratori, perchè in essa non si tralasciasse l’ulliziatura del divin culto, nel 1336 la concessero a certo frate Molano e a’suoi compagni di ignoto istituto, sotto l’obbligo d’un’annua pensione, e di dover essi pure fornire d!alloggio gli ambasciatori secolari che arrivassero a Venezia secondo il beneplacito del Dominio; essendo tenuti ancora di mantenere per la celebrazione de’ divini uffizi almeno due preti : dal che si deduce che il detto Molano e i di lui compagni, quantunque chiamati frati, fossero di stato laicale. Breve tempo vi rimasero nel luogo questi frali, ricavandosi da’docucienti esser poco dopo subentrati alla custodia della chiesa preti secolari; nel declinar del i4oo fu affittata la casa per uso d’osteria da’procura- 2o3 tori, i quali alla chiesa assegnarono un rettore, finché nel i 516 la confraternita dello Spirilo Santo, ivi istituita fin dal 1223 o 1233,detta AeW Ascensione del Signore, l’ottenneda’medesimi procuratori di s. Marco esclusivamente per uso delle lorodivote funzioni, obbligandosi a farvi giornalmente celebrar il divino sa-grifizio. Dio benedì il loro fervore, onde In chiesa cominciò a frequentarsi da numeroso popolo, e qualche tempo dopo con permesso del senato fu restaurata e abbellita in forma assai decente, il tutto compito nel i5g8. Prima di tale anno e nel i5gi da questa chiesa erasi trasferita in s. Vitale la confraternita de’Ciechi, la quale vi si era ammessa verso il 1516; rimozione avvenuta per le pretensioni della stessa scuola de’Ciechi,poiché essendosi in detto anno i 5g r cominciata la rifabbrica della chiesa, erasi audacemente opposta al suo proseguimento. Essa partita, il sodalizio dello Spirito Santo compì i suoi lavori neli5g7.Fino dal i 280 il doge Giovanni D-indolo avea donato a questa chiesa un frammento della ss. Croce, ed oltre altre reliquie, visi venerava il corpo di s. Bonifacio martire, cavato dalle romane catacombe. Questa chiesa,che dal sodalizio avea preso il titolo de\\’ Ascensione, fu chiusa neli8io, servì quindi di magazzino privato, e poi demolita nel 1824 per sostituirvi un fabbricato di abitazioni ad uso del vicino albergo della Luna, il quale era stato permesso fino dal i4oo. Tornando alla chiesa di s. Gio. Battista, racconta il Corner, che molti furono i priori Gerosolimitani, tratti dalla nobiltà veneta e massime nel secolo XV, che ne governarono il convento, e fra questi Lorenzo Marcello, da cui nell431 si concesse alla confraternita degli Schiavoni il comodo d’un ospizio nelle fabbriche del priorato, e la facoltà d’erigere un altare nella chiesa sotto il titolo de’ss. Giorgio e Trifone martiri. Di tal sodalizio, detto di s. Giorgio degli Schiavoni, questi furono i principiò JNel