484 74-° Fu Pel mappamondo di fr. Mauro che si fecero altre grandi scoperte, anzi si vuole che Colombo discopritore dell’ America, lo consultasse in Portogallo, e vi riscontrasse tutto l’adito a tentare il vagheggiato cammino. De’ viaggi e scoperte africane di Ca-da-Mosto, Venezia tipografia Alvisopoli. Nel- lo stesso 1818, Commentario sulle antiche mappe idro-geografiche, Venezia tipografìaPicotli.Con esso provò l'illustre scrittore, quanto anche in simili lavori Venezia abbia primeggiato. Nè voglio tacere la dissertazione pubblicata dal Cardinal Zurla, di cui abbiamo più edizioni; ricorderò la t.’: De’vantaggi recali dalla cattolica religione alla geografìa e scienze annesse, Torino 1824. La Civiltà Cattolica,serie 2/, 1.1 o, p. 535 ci diede dotta contezza dell’opera : Le scoperte Artiche narrale dal conte Francesco Miniscalchi-Erìzzo, Venezia 1855. Nella serie 3.", t. 1, p. 402 collo stesso sapere ci diede ragguaglio dell’ opera : Gea ossia la Terra descritta secondo le nonne, di Adriano Balbi e le ultime migliori notizie. Opera originale italiana di Eugenio Balbi, Trieste Lloyd austriaco 1854-55. Nella tipografia Mer- lo di Venezia si pubblicò nel 1 856: Jacopo Lorenzo, Diario del viaggio da Venezia a Costantinopoli. Il Cancellieri, nelle Dissertazioni epistolari bibliografiche, celebra i meriti de’ veneziani nell’astronomia. Il vicentino Giuseppe Toni-do trattò del merito de’veneziani verso l’astronomia : Saggio degli studi veneti nell’astronomia e nella marina, Venezia [782. Ivi nel seguente 1783 fu pubblicato il Saggio sulla nautica antica de’ veneziani. Si può vedere il n. 2 del § XVII. Leggo a p. 120 del Giornale di Roma del 1857 il seguente estratto dalla Gazzetta uffìziale di Milano. L'imperatore Francesco Giuseppe I con sovrano biglietto autografo dell’8 gennaio, diretto al ministro dell’ istruzione, si è graziosamente compiaciuto di ordinare che una statua di bronzo, rappresentante il celebre viaggiatore veneziano Marco Polo, venga eseguita a spese dello stato dal prof, di scultura presso l’i. r. accademia delle belle arti in Venezia, Luigi Ferrari, e trasmessa qual dono imperiale al comune di Venezia perchè ne faccia ornamento di una pubblica piazza. 4- Capo VII. Delle ceremonie usate ne’ matrimonii, nelle nascile e nelle morti. 1 primi repubblicani considerando, che sola conseguenza d’un reciproco amore, d’ una scambievole estimazione, e d’nna parità di sentimenti ed inclinazioni dovesse essere l’imeneo, lungi da qualunque violenza, lasciavano libero il volere e libera l’elezione. A questo lodevole fine nell’ultimo giorno di gennaio di ciascun anno congregate tutte le fanciulle sposerecce nella chiesa di s. Pietro di Castello, ognuna delle quali portava in una piccola cassa, latinamente delta arcella, la propria dote, scelta era dal giovane che si voleva ammogliare fra la schiera delle molte vergini quella le cui grazie e avvenenza avessero colpito il suo cuore. Colla benedizione quindi della Chiesa, e pieno di gaudio lo sposo introduceva la sposa nella casa paterna, e da quell’istante cominciavano per entrambi i giorni di gioia e di consolazione, e si può aggiungere alternati colle vicende della vita. Ria trascorsa l’età dell’oro, si cambiò la savia pratica in semplice commemorazione, e questa pure, dopo la ricupera delle rapite donzelle, fu mutata nella solenne eclamorosa festa annua delle Marie, che narrai nel § Vili, n. 7. II matrimonio, particolarmente parlando de’nobili, non si concludeva punto in diversa guisa da quella di qualunque altro contratto civile, tale essendo oltre la dignità del sagramento. Fermato da una terza persona lo sposalizio e promulgato tosto solennemente nel successivo mattino nella corte del palazzo del doge, ivi pure si recava in unione ai propri consangui-