mnrancse a’ 12 dicembre. La chiesa fu intitolata a’ss. Giuseppe e Teresa. Nel marzo 1808 tuttavia vi abitavano le carmelitane scalze di s. Giuseppe, ma poi soggiacque alla connine soppressione nel 1810. Dipoi verso il 1828 si trattò di ridurre la chiesa e il monastero ad abi-tazioned’alcune donne agostiniane e d’altri ordini qua e là disperse dal turbine disti uggitol e. Antonio Dahnistro benemerito 1.° deputato della comunità di Murano, si olili di restaurare il locale, ed a’3 settembre fu benedetta la nuova chiesa sotto il titolo di s. Giuseppe e di s. A-gostino. In conseguenza della sovrana risoluzione de’23 novembre 1829, entrarono le pie donne sotto il nome di monache agostiniane a’4 maggio 183o. Ora ha il confessore, il cappellano, la priora, la vicaria, 14 coriste, 2 novizie coriste, 9 converse oltre 2 novizie, e 5 probande.In tal modo Murano,che contava tanti monasteri d’ ambo i sessi, di presente non vanta che questo. — La chiesa di s. Teresa, ha il contiguo conservatorio per l’educazione delle fanciulle. Queste sono le chiese egli oratorii ora esistenti in Murano: le seguenti non più esistono. — S. Martino, parrocchia cou monache di s. Girolamo. La chiesa la fabbricò in onore di s. Martino vescovo di Tours la veneta nobile famiglia Marcello, e Pietro di essa nel 1 137 la donò al suo pievano e parrocchiani colle adiacenti fabbriche. Fra’pievani nel 13o6 lo fuCardinale Mu-rosiui, il quale avea nome Cardinale, come avverte il cav. Cicogna, non la dignità che gli attribuì Corner. Tulli erriamo, tutti. L’ultimo pievano Francesco do Rossi vedendo che la chiesa per la sua antichità minacciava rovina, la cede collecirconvicinefabbriche a Maria Mer-lini monaca di s. Caterina di Venezia per piantarvi l’istituto di s. Girolamo secondo i suoi desiderii. La cessione ebbe luogo neli5oi, e tosto s’inlraprese il ri-stauro della chiesa e l'erezione del monastero con autorità d’Alessandro VI, e 679 Giulio II unì la parrocchia al monastero, concedendo alla badessa la presentazione del vicario perpetuo, dichiarato poi amovibile da Giulio III nel i55o. Indi le monache rinnovarono da’fondamenli la chiesa, angusta ma ben adorna, ve-neraudovisi il corpo di s. Valentino martire, e molle ss. Reliquie d’altri martiri, estratte da’sotterranei di Pioma; e la facciala si rinnovò nel 1698. Durarono le monache fino al 1806, in cui soppresse, furono concentrale con quelle di s. Maria degli Angeli; poscia dopo il 1810 demolita la chiesa , sulle sue rovine e del monastero surse nel 1816 il locale per le fabbriche di conterie della ditta Dalmi-stro. — S. Salvatore, parrocchia. Dedicata alla Trasfigurazione de! Salvatore, la sua fondazione dicesi risalire al V seco- lo, o al 452, per opera de’fuggitivi altinati, e perciò si crede essere stata la più antica della città, allorché si rifugiarono nelle venete isole ove facevasi il sale, in locoSalinarum. Nel g38 ebbe un accrescimento dalle famiglie Alberegno e Ga-latazi. Però il Corner non dà gran peso quanto alle origini di questa chiesa, e d’essere stata lai." di Murano, come pretendono la popolare tradizione e le cronache antiche. Nel 1068 fu riedificata da Domenico Moro, il cui pronipote Stefano I’ arricchì di reudite e d’ un fondo di saline contiguo nell 14-3, altro terreno donandogli nel 1170. Paolo II nel 1469 l’unì esoggetlò al monastero di s. Maria degli Angeli, alla cui priora fu devoluta l'elezione de’pievani. Resa rovinosa, verso la metà del secolo passato la ridusse in più ornata forma il pievano Girolamo Calura, decorandola di ss. Reliquie e indulgenze, e facendola consagrare a’g moggio 1743 dal vescovo di Torcello Vincenzo M.* Diedo. Soppressa la parrocchia, la chiesa era in piedi nel 1818, indi fu demolita neh 834, e per memoria Giuseppe Moro, ch’eravi stato battezzato, in suo luogo eresse nel 1840 una cappellina o oratorio al ss. Salvatore, il