i54 so, verdeggia e fa bella mostra di se anco da lontano. E' pure ricco di piante e-soticlie, ed è il più esteso di quanti fra’ particolari ne possiede Venezia. Dell’antico monastero non rimane in piedi che lina colonna di granito egiziano, sorreggente l’angolo della fabbrichelta archiacuta eretta dagli odierni proprietari, che vuoisi qui recata da Toleraaide, in unione del capitello che la corona, sul quale è scolpito un monogramma quasi simile a quelli che si vedono intagliati sugli stipiti eretti esteriormente di fronte al Battistero di s. Marco. Di tutto riparlo nel § XIX, n.i i. La cinta merlata che circonda il giardino, interrotta nell’angolo dall’accennala fabbrichelta ar-chi-acuta, e da una torricella, fa mirabile contrasto per la varietà delle forme e pel verde delle piante da cui pare incoronata, colle fabbriche circostanti. Ili-torno alla chiesa e al monastero di s. Croce. I cittadini dell’antica provincia di Venezia o delle Venezie, ricoveratisi per limole de’ longobardi nelle lagune della Venezia marittima, nell’ isola di Luprio fabbricarono questa chiesa, a merito de’ Badoer,altri attribuendolo a’Mastropie-ia oggi Malipiero; riferendo la tradizione averla consngrata il ivescovo d’Olivolo Obelerio del7y5,efu tenuta in tanto pregio, che nella divisione della città in regioni col suo noine fu denominato 11 sestiere. Nel 1 109 i Badoer la donarono a’benedettiiii cluniacensi, acciocché accanto vi erigessero un monastero, a’qua-li i fedeli offrirono doni e rendite ; e forse riedificarono la chiesa nel 1111. Ebbe il litoio di priorato colle 6 seguenti chiese soggette: s. Gregorio di Capodistria, s. Martino di Souimocolle, s. Andrea di Tombello, s. Marina di Munigo, ss. Ab-don e Sennen di Trevigiana, ss. Giacomo e Bartolomeo di Grespignana; de’ quali solo l’ultimo restò in dominio alle francescane poi abitatrici del monastero. Decaduti i monaci dall’osservanza, circa la metà del secolo XIV doverono abban- donareil monastero. Il collegio capitolare di preti titolali,che anco in tempo de’clu-niacensi amministrava la cura della parrocchia, assunse quell’inlera della chiesa, la rinnovò da’fonda menti e fece consagrare nel i 342. Urbano VI nel 1378 ridusse il priorato a commenda, e lo goderono alcuni cardinali. Nel i4o5rovinata la cappella maggiore, si trovò nella mensa notabile porzione della ss. Croce. Il priorato l’ottenne poi Domenico Michiel patriarca di Grado del 1 44^> e CUS1 divenne una delle parrocchie soggette alla giurisdizione del patriarcato grádese, e con autorità apos tolica nella chiesa vi eresse un vicariato perpetuo.Morto nell451, fu conferito il priorato ad Eugenio Mein-mo canonico regolare Lateranense della Carità, il quale per impupo dell’animo suo religioso, pose ogni studio perchè accanto la chiesa fosse eretto un monastero e vi fossero collocale suore francescane. Quindi alcuni divoti verso il 1 460edificarono dietro la cappella maggiore alcune stanze ad uso di povere e-remile, ed in esse vi furono introdotte alcune donne del 3.° ordine de’ minori, c per istruirle furono tratte alcune monache da Padova e da Murano; le quali ridussero le compagne a professare la regola più austera del 2.0 ordine detto di s. Chiara. Il cardinal Riario legato di Sisto IV,porlalosi a Venezia, assegnò al monastero di s.Francescodellas.Croce, nome die gli die’, 11 priorato colla chiesa e uniti edilizi, con diversi privilegi : lutto approvò il Papa, ponendo le religiose sotto la direzione del vicario de’ minori osservanti della provincia di s. Antonio. A-lessandro VI accordò alle monache la presentazione del vicario curato, e loro affidò la custodia de’beni della chiesa. Nel 1 5 ( t il monastero con altri 4> ih ridotto a riforma per essersi intiepidito il fervore. Rovinando la chiesa,determinatasi l’abba-dessa di rifabbricarla, nel 1583 il patriarca Trevisan coll’intervento del doge, pose lai.” pietra per la nuova e con meda-