conservata la religione, per questo nessun delitto era da essa più severamente castigato della disubbidienza. Contuttociò a contemplazione del senato, se i Rainiou-di si fossero recati al convento di Malta sarebbero con indulgenza ben trattati. Si pregò infine il senato, che per l’avvenire i religiosi dell’ordiue vassalli loro, ubbidissero le citazioni, e pagassero le dovute responsioni e imposizioni. Narra Dal Pozzo altro disturbo grave ch’ebbe la religione di Malta nel i5y6 colla repubblica di Venezia, a cagione del bottino fatto dalle galere dell’ordine sopra un ga leonelto veneziano vicino a Cipro, di merci appartenenti ad ebrei. Pii-corsi questi a’senatori, da essi fu decretato che i vascelli della repubblica non fossero visitati dalle galere di Malta; ed impetrato un breve dal Papa Gregorio XIII, fu ingiunto al gran maestro la restituzione «.Ielle robe. Indi i senatori sequestrarono il priorato di Venezia e tutte le commende dello stato, per reintegrarsi co’loro frutti. Allora il gran maestro fece alti richiami a Roma, dimostrando 1’universale consuetudine e la disposizione delle leggi fra’cristiani, di poter legittimamente pigliare e appropriarsi le robe d’infedeli, come di contrabbando, e-ziandio trovate su vascelli amici; come altrettanto praticavano gl’infedeli sui cristiani, anche veneziani loro amici. Il Papa volle che si accomodasse la vertenza amichevolmente, onde la repubblica levò il sequestro de’beni, e la religione restituì il prezzo del bottino. Nell584 'u‘ sorsero nuove rotture tra l’ordine e la repubblica, per aver la squadra veneta di Candia predato un grosso galeone, prese le robe e imprigionalo l’equipaggio. Riuscite inutili le pratiche del gran maestro, per rappresaglia fu presa una nave veneta con merci nel porto di Malta, e ritenute le genti. Gl’interessati reclamando al senato, questi subito pose il sequestro al gran priorato di Venezia, ed a lutte le commende dell’ordine esistenti ne’suoi 205 stati; e di più tolse il soldo a tutti i cavalieri di Malta, eh’ erano agli stipendii della repubblica, e quindi gli espulse da’ suoi domimi. S’iuterpose il re di Spagna, e persuase il gran maestro a rilasciare il galeone colle sue genti; senza che poi la repubblica rivocasse i suoi decreti e das-se soddisfazione alla religione. Inasprito l’ordine, usando la forza, catturò nell’oc-que di Trapani una nave veneziana e la condusse a Malta colle sue abbondanti merci, ordinando che egual trattamento si usasse colle altre, purché non fossero ue’porti del re di Spagna. Si fecero delle trattative senza successo, e le reciproche amarezze durarono molto tempo, non lasciando la' religione di visitare i vascelli veneti, pigliando sopra di loro le persone e le robe degl’infedeli. Dall’altrocanlo la repubblica fece rigorose esecuzioni sui corsari di Malta, e ritenne le loro prese. A troncare queste pregiudizievoli differenze, Sisto V deputò una congregazione di cardinali, innanzi alla quale i ministri della repubblica e della religione trattarono la loro causa. Avendo la religione in ossequio al Papa ritirato 1’ ordine alle galere e vascelli, di visitare quelli veneti ; la repubblica levò i bandi fatti a pregiudizio de’cavalieri di Malta, e liberando i sequestri del priorato di Venezia e delle commende esistenti nel suo dominio, impose però l’obbligo a’eom-mendatori, di depositare nella zecca di Venezia tutti i diritti spettanti al tesoro, per diverse sue pretensioni. Durarono nondimeno i dispareri sino al gran mae stro Wigoacourt, che bramoso di terminarli ricorse a Clemente Vili pei un finale aggiustamento.il Papa quindi commise al nunzio di Venezia di discutere le ragioni della repubblica e della religione, ed il tutto si accomodò con reciproca soddisfazione. In seguito vi passò tra l una e l’-altra buona armonia e sincera corrispondenza. I11 fatti si trovano nel 1616 e seguenti anni diverse lettere de’ dogi Bembo e Priuli, de’pregadi e de’ 20