l’Aliense. III.” dipinse Cristo all’Orto e due ritraili; il a.° condusse la B. Vergine, s. Francesco d’ Asisi e il ritratto del procuratore Federico Contarmi, il quale fece erigere l’altare: in questo G. Mor-laiter nel 1761 lavorò il simulacro in marmo di s. Maria del Rosario. D’intorno alla parete del tempio sono schierati in bell’ordine alcuni quadri non volgari. Rappresentano la Carità, un Celeste, la Risurrezione,l’Adorazione de’Magi.l’Assunzione, la Visitazione, Mosè che fa scaturir l’acqua, la Fede, ed altri fatti cavati da sagri libri. » Cosi anche in questa chiesa gli oggetti d’arte contribuisco no a far spiccare vieppiù la bellezza del sagro edifizio, ed a rendere accorto che il santuario del Signore dev’essere orna- lo con tulla la cura e lo studio, perchè sia esaltato il ¡Nume che entro si cole, con ogni maniera di magnificenza, e la pompaesteriore contribuisca a metter in cuore la suprema verità, chè il mortale a petto dell’Eterno è una nebbia che sper-desi ad ogni spirar di zelino”. g. Istituto delle Penitenti in s. Maria delle Penitenti. Siccome in esso sono pure concentrali quelli dell’ antica Pia Casa del Soccorso, e dell’ Istituto delle Periclitànti, provenienti da elargizioni di pii testatori, col Corner farò anzi tutto cenno della prima. Veronica Franco veneziana assai rinomata a’suoi tempi non meno per la sua venustà che per la sua letteratura , divenuta vedova conobbe per divina misericordia la troppo lubrica vita da lei menala, e nel suo ravvedimento si propose in penitenza de’suoi falli di procurare e ili agevolare all’altre cattive femmine la maniera di ridursi alla retta via dell’eterna salute. Vedendodunque crescere sempre più in Venezia il numero delle meretrici, mossa a pietà, per trai le dal vizio, nel 1578 volle insinuare ad alcuni divoti patrizi di stabilire un domicilio dove accogliere molte di tali miserabili traviale per educarle a cristiana penitenza. Alcuni di 363 essi aderirono alle sue virtuose insinuazioni, e frattanto presa a pigione una sufficiente casa presso la chiesa di s. Nicola di Tolentino de’tealini, vi concorsero parecchie di queste intelici,e quivi viveano mortificate de’lnro anteriori falli, a guisa di monache, mantenute dalle limosine de’fedeli. Ogni ordine della città fece plauso a si lodevole impresa, e volendosene dilatare il santo e morale scopo, fu stabilito ricevervi ancora quelle disgraziate maritate, che per la scorretta vita eransi divise da’loro mariti e si trovavano in certo pericolo di perdizione; finché, illuminate e pentite de’loro peccali e del- lo scandalo dato , conciliati gl’ inaspriti aniini de’ loro sposi, con questi ritornassero all’anteriore convivenza. Crescendo perciò il numero delle ricovrale, si pensò mutar l’abitazione, resa ristretta e non più capace di contenerle tulle, con altra più ampia, tanto più che da ogni parte l’istituto tanto gradito era sovveuuto.Per-tanto fu trasferito presso la cattedrale di Castello, ma per la qualità del silo troppo esposto a pericoli poco tempo vi rimase, onde fu trasferito nella parrocchia de’ss. Gervasio e Protasio. Allora fu stabilito formare due congregazioni, l’una di patrizi e di cittadini, l’altra di dame, riducendo a metodo di religiosa comunità l’unione di tutte le penitenti raccolte nella nuova casa, con particolare cappellano e confessore. La congregazione degli uomini prese il titolo di governatori, edigovernatrici quella delledonne,queste però durarono 3 anni, cessando la loro congregazione neli5g3. Al pio luogo fu deputata una superiora col litoio di Reverenda Madre, ma dipoi col nome di Priora. Intanto per non trovarsi opportuna nemmeno la nuova abitazione, nel 15g 1 fu acquistala una casa con orto presso la parrocchia di s. Raffaele Arcangelo, con approvazione del principe. Indi neli Sga a’i gennaio (more veneto, cioè 15g3 more romano), si ottenne permissivo decreto dal maggior consiglio di potere ivi