86 Sangue miracoloso posto in un reliquiario d’oro, è conservata entro ima custodia grande d’ argento dorato, che rappresenta il modello della chiesa di s. Sofia di Costantinopoli, lavoro ivi eseguito, ed è opera di cesello. Questo Sangue usci dal celebre Crocefisso (F.) di Berito, nel ^65 dissi secondo il riferito dal vescovo Sarnelli, Lettere tccl. t. 7, lett. 43, Delle Immagini del ss. Crocefisso. Però il Zanotto crede avvenuto il portento nel 320. Discrepanza d’epoche forse derivata, per avere riferito l’accaduto non s. Atanasio vescovo d’ Alessandria nel 326, ma altro Atanasio, come avverte il Sarnelli, citando il Durando, lib. i,c. 6, n. 2. Il Zanotto dice soltanto, che s. Atanasio scrisse un sermone sopra questo Sangue, che venne anco letto nel 782 (meglio 787) nella 2.'1 sessione del concilio di Nicea li, e servi di validissima prova contro gl 'Iconoclasti. Avverte poi, che lo Stringa confuse questo Sangue miracoloso, col vero preservato dal fuoco quando arse il Tesoro, e che fu una delle insigni reliquie trovate nell’invenzione del 1617. Inoltre nota, che restarono illese le reliquie della vera Croce, e porzione del teschio di s. Gio. Battista, ed anche altre, con molte delle preziosità esistenti. Anzi rileva, che non tutte le ss. Reliquie del Tesoro si acquista-roro nel 1202, ma in vari de’successivi tempi e da vari luoghi, non ostante che fossero già appartenute alla chiesa di s. Sofia di Costantinopoli; sia nelle diverse conquiste, come di Candia, sia pel religioso zelo de’veneti chele procurarono, sia per dono di Papi e imperatori, donde nacque il copiosissimo cumulo del nuovo Tesoro; ed anticamente non tutte le ss, Reliquie si custodivano nel brucialo e nell’odierno Tesoro, onde così altresi saranno preservate da quell’infortunio. I due ripostigli collocati sotto i due organi servivano a tale effetto. Al tempo del- lo Stringa e molto dopoancora, nella sagrestia superiore eravi una ss. Spina e la Croce che si adora ¡1 venerdì santo, parte della Colonna della flagellazione , il Dito e il Libro degli Evangeli di s. Marco, e molte altre reliquie. Più, di quando in quando se ne scoprirono di occultate, come il ss. Chiodo della Cro-cefissione, e la Croce di Costantino Patrizio tetrarca nel 1468. Nel 1617 tutte quelle registrate da rag.r Tiepolo. Conclude il Zanotto, restare corroborato, nel 123o essersi incenerita qualunque cosa si trovava nel vecchio Tesoro, fuorché per prodigio le 3 riferite reliquie insigni. L’ immagine del ss. Crocefisso da cui scaturì in Berito il miracoloso Sangue, che qui si couserva, venne recata verso il XII secolo nella cattedrale d’Umana (V.), ove tuttora è in grandissima venerazione, detto impropriamente di Sirolo, dal vicino paese omonimo e pel riferito in quell’ articolo. Abbiamo nel Martirologio romano a’g novembre: Beriti in Siria conimemoratio Imaginis Salvaloris, quae a Judaeìs crucijìxa tam copiosum eniisit Sanguinerà , ut orientales, et occidentales Ecclesiae ex eo libertini acceperint. Reliquia della ss. Croce, chiusa entro teca d’ oro con piede simile, lavoro bisantino, con 4 iscrizioni greche (come tutte l’altre che ricorderò, sono riportate dal eh. Zanotto e colle versioni latine), dalle quali si ricava, come l’imperatrice Irene, vedova d’Alessio I Comneno, ritiratasi entro un monastero perchè maltrattata dal suo figlio Giovanni, venuta a morte donò la reliquia alla chiesa di Costantinopoli, da essa regalata altre volte di parecchie preziosità. Altra reliquia dellaCrocechiusa entro un quadro d’argento dorato, con sopra un piccolo vasetto d’oro portante l’immagine ilei Salvatore, e le greche parole Jesa Cristas. Da’lati vi sono due Angeli parimente d’oro, unode’quali coll’epigrafe : Hicest Cruor Christi. L’iscrizione greca posta davanti, denota l’adornamento che l’imperatrice M." Armeniaca, moglie dell’imperatore Andronico I, ordinò venisse