ne Teutonico, e fino all’anno 1810 appellato la scuola della ss. Trinità ; e-ziandio questo ricco di buone opere d’arte, specialmente di scultura. E'degno d’ esservi osservato I’ elegantissimo deposito di Jacopo Tatti detto Sanso-vino dal monte Sansovino o s. Savino, patria del suo maestro Andrea Contucci, le cui ceneri ancora vennero qui trasportate e sepolte quando fu atterrata la chiesa di s. Geminiano ove giacevano. Il bellissimo busto che vi fu soprapposto e che offre 1’ effigie del-l’illustre scultore e architetto, scolpito dal Vittoria, è dono di David Weber, il quale pure donò il ritratto del Moschi-ni scolpito in marmo dal veneto Gaetano Ferrari, tratto da quello somigliantissimo in plastica dall’esimio Rinaldo Rinaldi padovano eseguito in Roma, indi fuso in bronzo per cura del cav. Cicogna. Sonovi ancora i busti de’patriarchi Pyrker e Monico, lavorali dal prof. P. Zandomeneghi. Abbiamo 1’ Allocuzione inedita di S. E. Illm° Rt v.° Pietro Aurelio Multi patriarca di Venezia tenuta nel seminario patriarcale il giorno 26 aprile 1854, inaugurando il buslo dell’Em° Cardinale Jacopo Moni-co pa tri arca, di Venezia,ù pog ra fi a M a r t i-nengo,Veneziai857.Ma il nominare soltanto ogni cosa d’arte eh’ è qui, richiederebbe una lunga narrazione, la quale sarebbe argomento che mostrerebbe come molto in breve tempo si possa operare, ove non manchi un volere efficace. Le Fabbriche di Venezia offrono 4 tavole coll’ illustrazione del tempio del Diedo e de’ suoi ornamenti del Zanotto. Dicesi dal primo: il Longhena, che per lungo teropoesercitò la professione di scal pellino, come architetto diè saggio d’un ingegno straordinario e d’un ardimento incomparabile. Aggiunge, comunque la facciata esterna si faccia ammirare per la grandiosità della mole, l’elevazione sorprendente della cupola, il giuoco delle linee, l’effetto pittoresco di 333 lutto P insieme, e alcune parziali bellezze» e tali da non dar tempo perfino di scoprirne i difetti, e di persuader la ragione sul diritto eli’essi hanno alla nostra indulgenza, si astenne dal pubblicarla. Ma la pianta del tempio, dichiara, non poteva esser pensata con maggior saviezza ; bellissima la forma del presbiterio; e conclude, le bellezze di questo tempio, quanto alla parte interna, sorpassano di gran lunga i difetti, i qutdi pure potrebbero di assai temperarsi senza scomporre l’in sie-uie. Il Zanotto nel descrivere gli orna-1 menti che lo rendono più splendido, fa osservare : Che sebbene nel tempo che da vasi mano a tant’ opera, i più grandi luminari della patria scuola erano discesi nella tomba, nondimeno si pensò di a-dornarlocon quelle tavole, che la chiesa allora soppressa di s. Spirito in isola possedeva, come rilevo nel § XVIII, n. 5 ; ed erano la maggior parte produzioni degli artisti dell’aureo secolo, fra cui del pennello miracoloso del grande Vecellio. Colle stupende opere del monastero di s. Spirito si abbellirono pure la sagrestia e il soppalco del coVo, e questo ancora co’ ben operati sedili, sculti in noce, che servivano a’monaci o canonici pe’divini uffìzi. Nella sagrestia furono poi collocate quelle distinte produzioni, che per amore delle buone arti e del decoro del santuario I’ ottimo Moschini lasciò, a mostrare ch’erario in lui efficaci le più nobili virtù dell’uomo (lasciò inoltre al suo diletto seminario i libri, i mss., le stampe, le medaglie,le raccolte di monete e pressoché ogni altra cosa che possedeva ; paramenti preziosi,sculture e dipinti alla chiesa). Sempre edificante religioso, il eli. Za-notto termina le sue belle descrizioni col dire : » Non possiamo chiudere questi sfuggevoli cenni, senza rendere le dovute grazie a chi ha in custodia questo tempio, mentre é tenuto con tal cura e tal amore, da poter esser offerto ad e-sempio a’ ministri del santuario, i quali debbono tener in cima a tutti i loro peu- 36