i5o no ammirare nelle pregevolissime, Memorie de più insigni pittori, scultori e. archile Hi domenicani conaggiuntaci'alcuni scritti intorno le Ielle arti del p. I. Vincenzo Marchese dello stesso istituto, Firenze 1845. Ivi da artista e da biografo il dotto autore ragiona degli architetti domenicani eh’ eressero fabbriche in Venezia, in Padova, in Treviso. Dell’architetto veneziano fr. Francesco Colonna, autore del romanzo artistico: Il Sogno eli Polifilo.Y)\ fr. Marco Pensaben e di fi-. Marco Maraveja pittori veneziani. Siccome all’epoca in cui si cominciò l’erezione del tempio de’ ss. Gio. e Paolo, a dovizia fiorivano nell’ordine de’ predicatori cos.1 d’architetti come di scarpelli- ili e di muratori, anche il eh. p. Marchese crede probabile molto che un domenicano pel i .°ne porgesse il disegno, benché ad onta di sue ricerche non possa stabilirlo. Dal suo riferito, appare manifesto, che se veramente Nicola Pisano, autore contemporaneo del disegno pel magnifico tempio di s. Maria Gloriosa dei Frari de’francescani, diede pure il disegno de’ ss. Gio. e Paolo, come opinò il Cicognara, non potè vederne eseguita che utia piccola parte (morto verso il 1270: pe’do-menicani avea in Bologna eretto il convento e la chiesa di s. Domenico, e scolpita la sua arca meravigliosa). Ma ne’la-vori fatti nel secolo XIV è indubitato vi operasse in qualità d’architetto fr. Nicolò da Imola o fr. Benvenuto da Bologna, ambedue laici domenicani, e assai pel iti in quell’arte. La chiesa de’ss.Gio. e Paolo, dite il p. Marchese, misurata nella sua lunghezza è piedi 290, nella crocerà 125: larga nel corpo piedi 8o, alta 108; ch’è quanto dire 1 o piedi più lunga del tempio di s. Antonio di Padova. La forma è quadrilunga e tiene della croce latina. Si divide in 3 navi,delle quali quella di mezzo sorpassa poco meno del doppio quelle de’fianclii. Cinque grandi archi di sesto acuto ad ambi i lati sostenuti da robuste coloune, ue compongouo la lunghezza fino al braccio traversale che segna la croce. Tutto è voltato a crocerà sopra le colonne, colla differenza, che dalla nave media muovono sopra una pianta quasi quadrata,e quelle delle ali sopra una di disuguali dimensioni. Le dà accesso una bella porta adorna di grandiose colonne e di finissime sculture in marmo. Trenta e più monumenti sepolcrali nobili e stupendi, circa una ventina di altari, una moltitudine di statue, di bassirilievi, di pitture, di sculture, d’ intagli, d’ornamenti d’ogni genere riempiono, nel rigore del termine, questa meravigliosa chiesa. Ma io devo seguire il breve, il meglio, il sicuro, perciò piglio 1’ ordinaria mia guida illustre di Moschini. Peccato ch’egli da maestro con aurea concisione parli in essa meglio a chi vede, e non a chi legge soltanto ; con altre poche parole, pienamente questi pure avrebbe appagato, poiché non di tutti gli altari ci dice il nome, nè di tutti ¡monumenti c’istruisce degli avanzi mortali che racchiudono. Il visitante l’apprende da per se, il lettore resta colla brama di saperlo. Ma egli si propose scrivere più pel i.°che pel 2.°, e di fare un libro il più tascabile possibile. Ed io per le proporzioni di quest’ articolo, nondimeno lo trovai il più opportuno e adatto, nel tessere le principali nozioni artistiche de’templi e altri edifizi di Venezia, non senza però averne fatte le debite modificazioni accadute dal 1815,in cui e-gli scriveva,benché ripubblicata nel 1828, fino al presente, in grazia della Nuovissima Guida del Zanotto e con quanto dichiarai nel n. 1 1 di questo §. Dichiara il Moschini questo tempio, del genere d’architettura che viene detta gotica, de’più ampii che se n’abbia, e tesoro di belle cose (osservano Diedo e Zanotto : Se la fronte del colossale edifizio fosse stata compiuta in relazione alla magnifica porta, poteva gareggiare in magnificenza co’ più cospicui eretti alla sua epoca). Tutta la facciata interna della porta è oc-