vieppiù onoiaie 1’ estinto germano, avea allogato »’peritissimi veneti scultori Ferrari, la fusione in bronzo del gruppo della Pietà, ultima delle classiche opere di Canova, per collocarsi nella sua originalità nel tempio stesso al punto di sua santificazione. (Meraviglioso gruppo esegui- lo poi egregiamente in marmo pel nuovo magnifico tempio di Terracina, da uno de’ suoi più degni ed esimii discepoli , il mio nobileamico cav. Cincinnato Bana- li, professore dell’accademia delle belle arti di Bologna. Sulla fusione in bronzo di tal gruppo, con aoior sommo e con uno slancio caldissimo dell’ animo modellato negli ultimi anni da Canova , e-seguita in Venezia dal eh. scultore Bartolomeo Ferrari, si può vedere la lettera di Cicognara a Missii‘ini de’io giugno i83o, riprodotta dal Mutinelli a p. 4o3 de’ suoi Annali delle Provincie Vene-te). Al mausoleo di Canova è vicino I’ altare del Crocefisso scolpito dal Le Curt, e ricco di marmi orientali. Le Fabbriche di Venezia contengono le tavole de’monumenti di Melchiorre Trevisan generale della repubblica, e di Benedetto Pesaro, illustrali dal Cicognara ; e quella del monumento de’ coniugi Generosa Orsini e Malfio Zen, illustrato dal Diedo. Mi gode l’animo di potervi aggiungere quello grandioso di Tiziano, a seconda del riferito dal Giornale di Roma deli852, co’ u. g2, 120, 188 e 194, ossia riproduzione di articoli pubblicati in Venezia. L'imperiale munificenza provvide che il sommo de’piltori veneziani, dopo circa 3 secoli d’immeritata obblivione avesse l’onored’una tom ■ ba meglio adequata a’ portenti del suo pennello, e più di risconti-area quella del-l’immortal Canova. L’imperatore Ferdinando 1 nell’ epoca che si cinse la froute dell’italica Corona di ferro, decretò un colossale monumento in Venezia alla memoria del gran Tiziano, commettendone il lavoro all’esimio prof. Luigi Zandoine-ueghi. 11 luogo prescelto fu l’insigne chie- 265 sa di s. Maria Gloriosa, nel luogo appunto dove giacevano le sue ceneri coperte da urail pietra e pressoché dimenticate. Il monumento costò mezzo milione di lire. Mentre si compiva il lavoro, fu contemplato minutamente dall’arciduchessa Sofia madre del regnante imperatore, cogli altri due suoi figli gli arciduchi Ferdinando Massimiliano, e Carlo Lodovico; notando la diligenza suprema e I’ amore cui l’avea modellato l’encomiato scultore, e dal figlio di lui Pietro, caldissimo emulo delle glorie paterne, tradotto in marmo. Terminato il monumento magnifico pel principe della veneziana pittura, riuscito il lavoro degno in ciascuna sua parte: Del grande alla cui fama è angusto il mondo, e de’ potenti scettrati che ne fecero dono a Venezia; si scelse il 17 agosto 1852, vigilia dell'anniversario nataliziodelregnanteimperatore France» scoGiuseppe I, per l’inaugurazione, nella stessa chiesa de’Frari, ricco deposito in cui si conserva la meraviglia di tanti portenti d’arte. Ivi si avvicendarono i più nobili affetti, e la religione li santificò. Le somme autorità civili e militari, rappresentanti i monarchi dell’Austria, la cui munificenza innalzò la mole trionfale; il municipio e l’immenso concorso de’cittadi-ni, che esultavano allo spettacolo di due glorie veneziane, eternate in que’marmi sotto gli auspicii ed all’ ombra del trono imperiale, proleggitore deil’arti ede’suoi cultori; il venerando aspetto del patriarca mg.cMulti, chedi mezzo alla parte più eletta del clero, vie maggiormente cresceva la pompa solenne del rito, e che nato a sentire e trasfondere coll’eloquenza della sagra parola le fiamme più arcane del bello, vi recava in tributo il tacito omaggio del proprio intervento; la voce infine dell’ esimio oratore (d. Antonio Tessarin tuttora parroco della stessa chiesa, onde abbiamo l'Orazione inaugurale pel monumento a Tiziano Vecellio eretto nella chiesa di s. Maria de’Frari in Venezia, recitata 1/17 agosto\%5t. dal par>