« Non ancora tutte le nostre terre sono riunite al nostro regno. Gli italiani tengono ancora tutta l’istria con Gorizia, Gradisca e Trieste, fino all’Isonzo, la città di Zara con i dintorni. le isole di Cherso, Lussin Piccolo e Lussiti Grande, luistua e Pelagosa ». Ecco dunque travasato intero nei precetti militari dati ai soldati serbi il programma di conquista della più grande Jugoslavia già distillato negli statuti delle organizzazioni centrali dcll’antitalianità. Qui governo e stato maggiore, associazioni della propaganda e del terrorismo si incontrano e rivelano il loro punto di intima saldatura, sotto i loro diversi atteggiamenti esteriori e le loro diverse forme di azione. L’agitazione politica appare allora una proiezione, un’avanguardia precisamente manovrata dei comandi militari. L’unione politica e militare, che s’è costituita nella Mano Bianca, supremo potere dello Stato, dalla quale tutto deriva e tutte discendono le organizzazioni e le azioni che abbiamo illustrato, si riconferma in questo movimento di preparazione antitaliana nel quale confluiscono soldati ed emissari. Quando per variazioni, che sarebbe bene precisare, aumenta il tono dell’attività politica subito anche la preparazione militare accelera il suo ritmo. Appunto in queste settimane, insieme ai bestiali massacri dei leoni veneti e alla ripresa di furore della stampa serba, si sono segnaati alcuni nuovi provvedimenti militari che puntano sull’Italia. Taluni battaglioni sono stati spostati e avvicinati alla frontiera Giulia. Negli arsenali militari si sono improvvisamente intensificati i lavori con aumento di maestranze e nuovi turni notturni, come a Kragujevaz. Polverifici, già chiusi, sono stati riattivati. Si sono organizzati i comandi delle nuove unità di tmppa da montagna. Si sono costituiti tre nuovi reggimenti di artiglieria controaerea. E ogni gesto prende un aspetto più febbrile e deciso. Tutto questo non d allarma, ma va constatato.