s. Benedetto (di che meglio riparlo nel n. 19 di questo §,e nel § XIX, dogado 23.°), e desideroso d’istituire nella sua patria un monastero di quell’nustera osservanza appresa in Cussano , nel 982 impetrò e ottenne all’uopo dal doge Tribuno Memmo l’isola e la piccola chiesa «li s. Giorgio coil’acque e paludi circonvicine, e dalla pubblica liberalità alcune possessioni per alimento de’monaci e degl’inservienti. il doge dichiarò la chiesa e il monastero esenti da qualunque giurisdizione, e «li assoluto dominio de’monaci abitatori. Divenuto il Morosini 1abbate, vi fabbricò un assai capace monastero, e tosto vi professarono la regola di s. Benedetto moltissimi giovani delle più illustri famiglie, fra’quali,secondo alcuni^ nel 991 lo stesso doge Memmo fondatore dell’abbazia, anzi lo dicono colla sua famiglia proprietario dell’isola di s. Giorgio, e perciò prima era chiamata Menimi a, ed anche Isola di’ Cipressi. Secondo il Dandolo e altri accreditali cronisti, non in s. Giorgio, ma fra’religiosi di s. Zaccaria fu costretto dalla sedizione popolare a vestirsi monaco e ivi restò sepolto. E’ pei ò indubitato che l’abbate Morosini ha il maggior vanto d’aver conferito l’abito monastico a s. Gerardo Sa-gredo poi 3.° e santo abbate di s. Giorgio, vescovo e martire, come già ho riferito al suo luogo. Morì l’abbate Giovanni Morosini nel 1012 con tal riputazionedisantità ch’é qualificalo bealo. Il monastero successivamente divenne possessore di pingui rendite, e l’imperatore Enrico V a istanza dell’abbate Tribuno Memmo gli concesse molti e ampli privilegi. A queste temporali esenzioni, aggiunsero grandi prerogative spirituali alcuni Papi, poiché Calisto 11 nel 1123 esentò l’abbate e tulio la comunità da qualunque giurisdizione di vescovi, e sottomettendo il monastero immediatamente alla s. Sede, impose a favore del palazzo Lateranense l'annuo censo di due monete d’oro. Indi Innocenzo 11 tutto confermò, con nuovi privilegi. La reputazione dell’esemplan-tà coi risplendevano i monaci, giunta a notizia di Michiel arcivescovo greco di Lemno, l’eccitò nel 1136 a donare al gran monastero del gran martire s. Giorgio di Venezia, un oratorio dedicato a s. Biagio con piccola abitazione contigua, onde fabbricarvi una chiesa ad onore di s. Giorgio, coll’annuo censo all’arcivescovo di Lemno di due misure d’olio. Nel 1 i45 il doge Polani, coll’assenso de’giu-dici e popolo di Venezia concesse al monastero la chiesa di s. Giorgio e alcune rendite possedute dalla nazione veneziana, in Rodosto città di Francia. Nel 1 149 acquistò in Costantinopoli la chiesa di s. Marco d’EmboIi e alcuni poderi; e quella di s. Maria de’ Monti presso Capo d’Istria. Inoltre in Bodoslo dall’abbate di s. Maria d’Adrianopoli fu donato al monastero la chiesa di s. Maria nel 1 i5y. Pervenuti in Venezia neh 177 Papa Alessandro III e l’imperatore Federico 1 , a istanza del doge confermarono tulle le donazioni e privilegi goduti dal monastero di s. Giorgio. Il doge Sebastiano Ziani sentendosi vicino a morire, si fece portare nel monastero, di cui era benefattore, e vi rese l’ anima a Dio a’ i3 aprile 1 178,6 fu onorevolmente sepolto: è opinione d’alcuni, che prima di morire volle vestirsi delle lane di s. Benedetto e professarne la regola. La repubblica gli donò il monastero di Panlepopti di Costantinopoli. Onorio III nel 1224 nuovamente esentò il monastero di s. Giorgio Maggiore da qualunque giurisdizione del patriarca di Grado e del vescovo di Castello, confermandone e aumentandone i privilegi.Morendo nel i22q il doge Pietro Ziani, restauratoredel monastero rovinalo dal terremoto, vogliono alcuni, che prima vestisse I’ abito benedettino, e fu deposto nel monastero. L’imperatore Federico II si recò nell’isola, confermò il diploma dell’avo Federico I, e ne accrebbe T esenzioni. Quindi i Papi Gregorio IX, Innocenzo IV , Clemente