6.6 Irsi racchiuse nel monastero di «.Adriano dii lei fmiduto in A miniano, e torna- lo Ira’tuoi monaci, volle convivere con essi appartalo, e nell’ umilestatu di converso condurre vita austera e penitente, finché volò al cielo. Per una qualche a-nalogia mi si conceda qui uua licenza d’erudizione. Giovanni della celebre famiglia Martinengo da Brescia e patrizia veneta, della (piale dovrò riparlare, generalissimo della repubblica veneta e soprintendente di tutte le fortificazioni del- lo stato veneto, sulle quali lasciò le sue relazioni al senato venuto,le cui minute in 36 fascicoli si couservano dall’illustre discendente conte Venceslao Martinengo nel pregevole archivio domestico, per la peste del 163 i si fece cappuccino. Dipoi, per occorrenza di guerra, il p. Martinengo fu col beneplacito pontifìcio dal senato levato dal chiostro perchè avea bisogno de' suoi militari talenti. Terminata la guerra, il virtuoso Martinengo volle tornare tra'suoi amati cappuccini, lasciando molti legati pii ad Urago d’O-glio, comune del Bresciano,che tuttora si soddisfano, morendo esemplarmente nel convento. Dando la chiesa e il monastero di s. Nicolò segui di rovina, il pubblico erario nel 1316 ne ordinò le ripara -zioni. Per la famosa guerra con Genova, assegnato il monastero in gran parte ad usi militari, ne partironoi monaci e per qualche tempo vi abitarono con disagio il fondatore della congregazione di s. Giorgio d’ Alga co’suoi compagni. Terminata la guerra, i benedettini si restituirono nel monastero, e poi nel i45l si unirono alla riformata congregazione cassinese di s. Giustina di Padova, dopo diche il governo degli abbati fu triennale.Uno di questi, Raffaele da Verona, per impedire la caduta della chiesa, uel 1626 ne cominciò la rifabbrica, ponendo ne’ fondamenti quella medaglia che vedesi nel Corner coll’efligie di s. Nicola, ed epigrafe: Tenipliun D. Nicolai in Litore cc. L 1 1 maggio 1628 dulia vecchia chiesa fu- rono trasfer iti iss. Corpi dentro il monastero, e poi nella festa dell’Ascensione del i634 solennemente portati nella nuova magnifica chiesa, nella cappella maggiore in sontuoso sepolcro di mai ino. Nella tacciata del tempio fu collocato il deposito del principale fondatore del monastero il doge Contarmi, già sepolto nella distrutta chiesa. I cassinesi qui rimasero sino agli ultimi anni della repubblica, concentrati nel 1 770con quelli dis.GiorgioMaggiore. Nella generale soppressione vi fu compreso il monastero, oggi appartenendo a’mi-litari. La chiesa divenne ed è succursale della parrocchia di s. Maria Elisabetta del Lido. Serviva I’ isola anche pegli e-seicizi de’soldati della guarnigione di Venezia, prima che in essa fosse costruito il bel campo di Marte in un angolo della città, ove ora si fanno. La chiesa è bella, con ricche pitture e nobili ornamenti. Nel 1.° altare la tavola del s. Benedetto è di D. Maggiotto; quella del 3.° con s. Marco, si cominciò dal Damini e lu compì M. Vecellio ; nel 3.° il Crocifisso è di Angelo Mulinali, scultore dell’allre statue di questa chiesa. Il maggiore alture si disegnò da Cosimo Fanzago, e scolpì da’ napoletani Lazzari e Galli. All’altra parte la tavolu con s. Paolo convertito è dello Scaramuccia: I’ ultima coll’Ascen-sione del Signore è buon lavoro del Vecchia. Sopra la porta è di Girolamo Pellegrini lu pittura a fresco con Venezia prostrala avanti a s. Nicolò.— Qui era accollo pomposamente il doge allorché nella festa dell’ Ascensione recavasi colla signoriu nel bucintoro alla benedizione o sposalizio del mare. Il doge era accompagnato da tutta la pompa e dalla magnificenza del veneto governo, in quel superbo naviglio dorato, adorno e Ire-> giatodi statue, intagli e ornamenti, detto perciò il Bucintoro, Ducerti tauro, veramente magnifica natante reggia. Con esso portuvasi il doge in detto giorno a late l’annua singolarissima funzione del suo sposalizio col mare Adriatico, fuori