Venezia opere in ogni maniera eccellenti. Rimossa poi ogni dubbiezza,apparisce visibilmente dal caialtere degli ornamenti e dalla distribuzione, che il i 34” fu l'ultima epocadel lavoro più degli altri d’entità e d’importanza nel monumento iu discorso; e perciò giudica il Cicognara, esservi quel misto d’archetti e sesti acutissimi in cima all’edicole,dove sono gli A-postoli, e trova la ragione delle gugliette c del genere d’arabeschi, che da’paesi germanici andavasi diflondendo allora per l’Italia,sotto il nome di gotica architettura. Sentenzia pertanto, che il dogeDando- lo avesse fatta ricomporre la Pala d’Oro per intero, e anzi ricostruirla servendosi di tutte quelle parti diverse, colle quali era stata per l’addietro raffigurata, e più volte ricomposta; che vi abbia aggiunto nuove e moltissime di (fnelle gemme, di cui a dovizia erasi arricchito il Tesoro di s. Marco,e che avesse anco levati e sostituiti alcuni de’quadrelti, per introdurvi possibilmente lina qualche regolarità. Di quest’ ultimo fatto è prova evidente T i-scrizione stessa del Dandolo, occupante il luogo di due quadri, che prima al certo non saranno stali vacui. La Pala d’Oro è lunga piedi veneti 9:11 e alta 6:- E tutta coperta di Santi lavorati in ¡smalto, sopra 7 tavole in argento dorato, e 76 d’oro, senza contare quelle d’oro e d’argento dorato sparse pel quadro e per le cornici, e le due lamine argentee con caratteri gotici, che forma no appunto la memorata iscrizione.Singolareèil lavoro degli smalti,perchè col cesello solevansi disegnare sopra le lamine le figure, alcune capsule composte di finissime lamine d’oro, nel fondo cesellato , componevano le parti più minute della faccia e quanto occorreva d’ornamentale, comprese le pieghe della figura; riempite poscia colle varie polveri degli smalli le capsule stesse, mettevansi al riverbero del fuoco, che u-nendo le materie, già ripulite e levigate, davano il risultato di quelle figure, che a prima giunta si direbbero dipinte, anzi 59 musaico con superficie più tersa del cristallo senza seguo di cemento. In questo immenso lavoro la meccanica è portata all’estremo grado di diligenza.L’anzidette lamine erano prima ehiuse da ornamenti in ¡smalto, i quali quasi lutti si perdero-no ne’vari l'istauri, e specialmente quando si diè nuov’orditie alla Pala, e ne restò qualche tenue porzione soltanto in pochissimi quadri, eccettuato il rotondo nel centro, che conserva le tracce del lavoro iu alcune parti della sedia dove Cristo sta assiso, e in alcune parti di lettere non coperte dal rimanente de’ lavori in rilievo, che legano le pietre, e quelle lettere furono anzi lette dal eh. E. A. Cicogna, delle patrie cose e dello stile lapidario antico giudice peritissimo, nel seguente senso : haec ... majestas linee est ea stimma potestas, qua datar ornile bollitili pietalis ... pete donimi. La nuova ricomposizione della Pala fu tutta ricinta e inquadrata in compartimenti e cornici d'argento doralo e uniformi ; lavoro visibilmente appartenente all’ultima metà del secolo XVI, e presumesi opera di mano d’ artefici veneziani. Nel luogo di tutti i compartimenti della larghezza di circa mezz’oncia, vedesi percorrere un in-larsiamento di lapislazzuli, quasi meandri finissimi, intagliati su laminette metalliche, niellati in bruno, ricoperti d’uno smalto trasparente turchino. La cornice d’argento dorato è tutta eseguita a cesello, con infinito gusto e diligenza , come lo sono i piccoli busti riportati su quei fondo punteggiato e granito, non d’altro ritegno assicurati che da certi chiodetti, i quali visibili anche nel disegno vanno alternati in più luoghi con medaglioni di smalti, consimili a quelli che trovansi d'intorno al grande Arcangelo nell.“ ordine. I 6 soggetti del l.° compartimento della Pala rappresentano: 1. la festa delle Palme o sia l’ingresso del Salvatore in Gerusalemme. 2. La Risurrezione sua o meglio la discesa al Limbo, 1’ uscita dei pi imi padri; vedonsi le porte infrante e