minacciò perpetuo confine da tutti ¡veneti domimi a colui che avesse tentato rinnovarla, ma ordinò eziandio la carcerazione dello stesso celebre suo istitutore. Pare assai dubbioso, anzi incredibile, come Badoaro, do viziosissimo com’era, precipitasse nella sua condizione economica in maniera da fallire e da ridursi a un tratto in povertà tale da profittare delle sostanze dell’accademia, che potevansi considerare sue, onde quand'anche l’avesse sciupate, non avrebbe che a se solo recato pregiudizio. Deplora il Mulinelli come per tale motivo fosse rigorosamente soppressa 1’ Accademia Veneziana tanto illustre, e di tanto onore alla città e alla repubblica, senz’almeno riformarla ne’dispendi. » Impari a qualunque altro il governo di Venezia nel saper nascondere e celare sagacemente i suoi politici provvedimenti, è adunque più probabile e verosimile, che l’annullamento dell’accademia avvenisse per assai differente cagione, per quella cioè piuttosto della gelosia e del sospetto, che gli accademici per le cosi bene dilatate e così bene mantenute corrispondenze loro con persone di forastieri dominii, anche in oggetti di stato, aveano potuto inspirare, poco importando alla repubblica, a [ietto della conservazione della sua tranquillità e del bene de’ suoi cittadini, ¡1 farne comparire uno di essi fallito o imprigionato.” Intorno allo scioglimento di questa celebre accademia sono a leggersi testualmente i decreti riportati dal cav. Cicogna a p. 53 e 54 del voi. 3, e a p. 511 e 5i2 del voi. 5 delle Inscrizioni Veneziane, e specialmente una lettera del contemporaneo accademico Luca Contile, nella quale si duole del successo fallimento de’ Badoeri. L’ accademia pure de’Pellegrini, 45 anni dopo la sua istituzione, veniva improvisamente annullata nel i5g5, senza mai aversene saputo la cagione. » Facendosi però considerazione a questo misterioso e subitaneo discioglimento, a quel 463 segreto scrupolosamente mantenuto da’ soci, a quelle ragunanze loro in luoghi ameni bensì, ma solitari e vai iati, a quella perfetta uguaglianza osservata tra loro, a quefla reciprocazione di soccorsi, a quell’ arcane elemosine, a quelle agapi, a quelle solenni funebri pompe, e a que’ panegirici de’ trapassati, non possiamo non accordarci nell’opinione di chi volle ravvisare nell’ accademia de’ Pellegrini l’origine d’un’altra società, che a’giorni nostri seppe egualmente imporre e colla medesima segretezza delle sue leggi, e colle medesime sue occulte beneficenze. Ad ogni modo conchiuder devesi che tanto l’accademia de’Pellegrini,quanto l’altra Veneziana della Fama,oltre d’aver a-vuto uno scopo letterario, possono averne avuto eziandio un di politico”. Oltre le ricordate illustri accademie, in Venezia erano nelle discorse epoche molte insigni biblioteche, gallerie, musei, studi di musica e d’arme, che vado ricordando all’opportunità. Nel declinar del i.° ventennio del secolo XVII fu istituito nell’isola della Giudecca un collegio, appellato Accademia de Nobili, nel quale 46 giovanetti patrizi di povere famiglie, mantenuti dall’erario, esser dovevano e-ducali nelle lettere, nelle scienze e nel civile diritto. Ma il Mutinelli osserva, che per la poca sollecitudine presa per sì santa istituzione, ben rari furono i cittadini che usciti dall’accademia abbiano recalo segnalati servigi alla patria. Ne trattano il Batlaggia, ne Cenni storici sopra l’isola della Giudecca; ed il Moschini, Della Letteratura Veneziana del secolo XVIII. Nella 1.’ metà dì tale secolo fiorì il famoso veneziano conte Gaspare Gozzi, gridatore critico contro i costumi de’suoi concittadini, e autore del festevolissimo Osservatore Veneto, e della pur festevole Gazzetta Veneta, ne’quali periodici lavori, scritti sempre con ¡stile purgato e nervoso, sbandita ogni politica notizia, avean luogo soltanto Turbane, i curiosi aneddoti, gli ameni racconti,