no ila altri ”. E il voto dell’illustre e virtuoso veneziano ebbe adempimento, anco con restaurazione e importantissima riforma dell’ istituto Manin, che recherà col tempo notabilissimo miglioramento nelle classi artigiane. Quella Provvidenza che non suole lasciare a mezzo le opere proprie, nell’insufficienza al grand’uopo detV importante lascito Manin, non solo condotto aveva diverse anime caritatevoli sì a donar capitali a quel l’istituto (ed alla cominmissione di pubblica beneficenza, per la quale tali furono i generosi principe Andrea Erizzo, nobile Matteo Zambelli, conte Francesco Calbo Crotta, conte Antonio Giovanelli, conte Giuseppe Boldù,avv. Pietro Gaspari, conte Giambattista Seeriman, avv. Car- lo Martinelli. E si sa che eguali disposizioni benefiche hanno disposte a favore dell’ istituto Manin, il conte Pietro Giovanelli, il cav. Nicolò Vendramin Calergi, e il conte Nicolò Priuli. Così per questi esiiliii benefattori in vantaggio de’ poveii, in pochi anni, hanno assegnato un capitale di lire 389,738; cioè alla pubblica beneficenza 325,338, all’istituto Manin 64,4oo) come a dichiararselo erede, ma ispirava nel conte Giambattista Sceri man, vice-presidente della commissione generale di pubblica beneficenza, un di que’niagnilici pensieri pe’ quali illustravasi la di lui famiglia quando, dalla Persia ove avea stanza, abbracciava co’suoi ampii commerci Asia e Europa (i fasti della quale,di religione, d’opulenza e di onorificenza sono dichiarati in una nota illustrativa, il conte avendone scritto Memorie per uso del cav. Cicogna nell’immortale sua opera delT/zz-scrizioni Veneziane). Poiché acquista va egli coll’ esborso di 3o mila lire austriache il vasto e nobile fabbricato, conosciuto sotto il nome di Palazzo di Spagna, essendosi edificato da nn ambasciatore di quella corona in Venezia, e ne fece dono all’istituto Manin; ne intraprese tosto il grandioso ristauro, interamente 377 disposto a impiegarvi una somma doppia di quella ( per sì belle azioni il conte Giambattista venne dal munifico sovrano rimeritato col cavalierato disgelasse dell’ordine imperiale della Corona ferrea), e con testamento 7 giugno 185o, anteriore cioè a quell’acqiiisto, avea già legata all’istituto stesso tale sostanza, da cui forse 8 volte si accresce la beneficenza del doge Manin; imperocché dal calcolo il più moderato essa risulta del valsente di circa un milione di lire austriache, il quale, in seguito alle migliorie e agli appuramenti di cui quella sostanza è suscettìbile, potrà fors’anco aumentarsi della metà di tanto. Così l’istituto a cui serviva di nucleo e radice il legato del benemerito doge, e che progressivamente impinguavasi di ben 45 fondazioni dì piazze, disposte da testatori, o da altre pie persone in vita, oltre che provenienti dall’eredità di Elena dall’Ostia, e del consigliere Giuseppe Tosetti, danti, quella il valore di 4 piazze, questa di 10; raggiunge ormai, per la cospicua aggiunta del legato Sceri man, la ragguardevole capitale importanza depurata di più che un milione e 3oo,ooo lire austriache, aumentabile per le indicate probabilità a quella di più che 1,600,000 lire. Intanto nel 1856 mantenevansi nel-1’ istituto 44 fanciulli, de’ quali 4 alla campagna, e 1 1 fanciulle negli ospizi privati. Per la riferita felicità di condizioni, potè la commissione generale di pubblica beneficenza condurre a perfetto a-dattamento il locale ricevuto 111 dono,per modo, che negato ogni tributo all’odierna fatalissima prevalenza del lusso, incompatibile affatto collo scopo dell’edu. cazione, colla semplice vita degli educatori e coll’origine o destino degli educati, nulla avesse a mancarvi di ciò che vuoisi dalle comodità più essenziali, dalla decenza, dall’opportuno usodellescuo» le, e dalla prontezza ed economia del servigio. Il conte Fortunato tutte ne descrive le principali parti, che nell’ampia sala