ro fondatore, die d’umbedue fu pei fello osservatore, olla vita de'Cenobiti hanno congiunte le pratiche de'Solitari più famosi’ . Dirò io, intimo conoscitore e ammiratore delle due congregazioni de'.J/o-naci e degli Eremiti Camaldolesi, che ambedue tali si conservano e tali fioriscono; anzi posso aggiungere, benché le due congregazioni, sotto però il regime del monaco abbate generale, diffondendosi in molte regioni, in propagazione e numero non possano stare a confronto di altre, pure poche congregazioni monastiche, in proporzione del numero de'monaci e degli eremiti camaldolesi, ponno slare al loro confronto quanto agli uomini illustri, santi, dotti e virtuosi), e nell’i-stesso anno il pievano della chiesa di s. Maria e il pievano di s. Stefano, che potevano aver giurisdizione parrocchiale nell'isola, la dichiararono esente da qualunque giurisdizione fuorché dall'annuo censo, che doveva il superiore del luogo offrire alla chiesa matrice di (. Maria, consistente in due vasi di vino e in mezza libbra d’incenso, al che con atto obbligatorio acconsentì nel medesimo anno a nome di sua congregazione Guido priore del sagro eremo di Camaldoli di Toscana (V.), culla della congregazione. Fu poi dichiaralo i.° priore del nuovo monastero il monaco Alberto, che avea ricevuto da’ vescovi e da'pievani la donazione del luogo; e di nuovo con solenne istroniento promise I' annuo offerto censo, che poi fu ridotto a due misure di vi* no e a 3 libbre di soldo. Sa i ve Fortunio storico camaldolese, che Innocenzo III confei ino la concessione dell'isola e della chiesa, e lo stabilimento del monastero, dopoché ad istanza de'tutiiiomiiiali due vescovi furono mandati nell' isola di t. Michele dal s. eremo di Camaldoli (appellalo Campus Amabili» ne’diplomi di Papa Alessandro II e dell'imperatore Enrico II, il priore del qual monastero era generale dell’ordine. Il camaldolese p. d. Guido Grandi nelle sue Dine nano ni 633 sull'antichità di quest' ordine , impresse nel 1707, non segue il connine sentimeli' Inche s. Romualdo lo fondasse a Carnai-doli di Firenze, mn pretende fissare la di lui origine al 978, nel qual tempo s. Romualdo prendendo sotto la sun condotta il già doge di Venezia s. Pietro Orseolo I, in sun compagnia e d'alcuni altri passò a s. Michele di Cusano in Cnlalognn, ove radunò de’diseepoli. Il p. Ilelyot sostiene: che s. Romualdo fu rilbrmntore e propagatore dell' ordine benedettino prima che nel 1013 fondasse un nuovo ordine, ohe dal tli lui nome era meglio chiamin o l!omualdino,e non CamnIdnUic da Ca-mnldoli ove ne gettò le fondamenta. Quanto a s. PietroOrseofol,egli propriamente fu eletto doge a’ia agosto 976 e abdicò nel 978, morendo n' 10 gennaio 997, la cui biografia l'ho scritta nel doga- ilo i3.*,§ XIX. Narra il Roller,che •. Pietro Orseolo I si consigliò con Guerino, abbate di s. Michele di Cusauo iu quella parte della Catalogna soggetta alla Francia e detta Guascogna, che trovavasi in quel tempo in Venezia, intorno a* inetti per assicurare l'eterna salute; ed altresì domandò del loro avviso i ss. Marino e Romualdo, i quali tulli insinuandogli la vi. la religiosa, partì per la Calalogua segretamente con essi, insieme a Giovanni Grn* deuigo e Giovanni Morosini suo genero, e con quest’ ultimo vestì l’abito regolare nel monastero di Cusano. I ss. Marino o Romualdo nliraronsi in un vicino deserto quali eremiti. Al buon odore di loro viriti, assai persone si posero sotto il loro governo, della quale comunità t. Romualdo fu eletto superiore, e s. Pietro Orseolo si |>ose nel numero de’tuoi discepoli, in uno al Morosini. Dipoi t. Romualdo tornò a Classe, e s. Pietro Oi scolo al monastero di Cutano ove morì), Lorenzo e-remila di s|>eriuienlala bontà, e due altri, sotto la dilezione de'quali molti veneziani tratti dall'esemplarità di loro virtù ab* braccarono l'istituto camaldolese; onde si (ormò ben presto au perfetto multaste-