più diligenti ricerche non valsero a rinvenirne il corpo, e neppure nel sito detto tifile quattro porte, ov’era attaccata la sua immagine riprodotta dal Corner, fatta dipingere dal preteFilippo per mano di Giacomello dal Fiore: immagine ora esistente nella chiesa di s. Alvise.Le monache agostiniane rimasero nel monastero sino alla soppressione, e la chiesa profanata, serve oggi pe’ mulini a vapore; ne è a tacere che prima che il locale fosse conceduto ad uso di questi mulini, la pietà singolare del Cardinal patriarca Mo-nico fece eseguir le più diligenti indagini pel rinvenimento del corpo del beato Pietro ; ma tutto fu inutile. 4o. Benedettine poi Domenicane e indi Francescane del Corpus Domini. Essendo la veneta Lucia Tiepolo badessa del monastero de’ss. Filippo e Giacomo d’Ammiano,in estatica contemplazione,il divinRedentore le impose di dovere, ad onore e sotto l’invocazione del suo ss. Corpo, istituire in Venezia un monastero di monache,promettendole la sua assistenza. Recatasi Lucia iu Venezia dal patriarca di Grado b. Francesco II Quirini, e riferitogli l’apparizione e il comando, fu da lui vieppiù animala a intraprendere con fiducia la grand’opera. Incoraggiata Lucia dal sant’uomo, ottenuta l’opportuna facoltà, si ritirò per 6 anni in una casa privata attendendo la divina provvidenza. Ritrovato nel sestiere di Canal-regio nell’estremo angolo della città un sito dello Cao de Zirada, anticamente destinalo alla fabbrica de’vascelli, si mostrarono pronte ad acquistarlo alcune nobili vedove offertesele compagne nel sauto proposito. Ma poi mancando all’ impegno, furono tosto punite da Dio con funesta morte; la povera vergine tuttavia lo comprò colle limosine raccolte mendicando, e vi dispose un’angusta chiesa di tavole sotto l’invocazione del Corpo di Cristo nel 1375. Accanto il mercanteFran-cescoRabia v’aggiunse 7celle,nelle quali si racchiuse Lucia con una compagna, ve- 297 stile dell’abito di s. Benedetto, con due donne secolari, e quivi perseverò 28 anni, sempre sperando nella promessa divina. Intanto ardendo la guerra tra’geno-vesi e i veneziani, il pio Rabia fece voto a Dio di fabbricare in pietra la chiesa,terminata la guerra. Succeduta a questa la pace,Rabia mantenne il promesso. Restate orfane Elisabetta e Andriola Contai ini, palesarono al loro confessore b. Giovanni de Domenici domenicano la vocazione religiosa e di voler erigere un monastero domenicano, e siccome il servo di Dio si abboccò con Lucia, facilmente l’indusse a mutar la regola di s. Benedetto in quella dis. Domenico, per appagar le sue brame. Tutto concluso, il beato nel 13g4- si recò a Perugia per impetrarne la facoltà da Bonifacio IX, il Corner narrando i prodigi che accompagnarono la fondazione, prontamente accordata dal Papa, terminandosi la fabbrica a’29 giugno 13g5. In questo vientrarono 27 donne virtuose e il b. Giovanni die’loro l’abito delle domenicane, costituendo in priora la fondatrice Tiepolo, colla primitiva regola di s. Agostino, secondo lo spirilo e le costituzioni di s. Domenico. Non pare che il benefattore Rabia riducesse la chiesa in pietra, poiché leggo nel cav. Cicogna, che il b. Domenici ottenne pure da Bonifacio IX di poter fondare nel luogo, ove sorgeva la piccola chiesa del Corpo di Cristo, un lempio, oltre il monastero. Che la fabbrica del monastero, parte col denaro delle sorelle Touimasini, e parte colle limosine de’ fedeli fu cominciata nel 1393 e compita in 12. mesi. In breve il monastero delle domenicane del Corpus Domini fù considerato in Venezia modello di perfezione religiosa, si aumentarono le sostanze , si dilalò il chiostro, si aumentò il numero delle religiose, compresa la madre del b. Domenici, da Gregorio XII creato cardinale. Questo Papa beneficò il monastero, conquassato da un turbine neli4io, e per facilitarne il risarei inculo Martino V con-