9<> — evidente che questo squilibrio non ha solo cause di ordine economico ma deriva dallo stato generale della politica ostile di parte jugoslava. Nulla di simile c'venuto invece da parte italiana. Lo ha riconosciuto il Temps in un articolo del suo corrispondi nte da Belgrado Gaston Castéran, nel febbraio 1931- quando ha scritto: « Nonostante la tensione assai caratteristica dei rapporti italo-jugoslavi nel campo politico l’Italia rimane alla testa dei paesi destinatari delle esportazioni jugoslave ».. La caccia all'uomo Abbiamo parlato di boicottaggio integrale. Esso è infatti diretto non soltanto contro le merci, ma contro tutto quanto c italiano: uomini e spirito. E’ dunque più avanzato e aggressivo di quello cinese. Il boicottaggio serbo punta infatti anche contro gli istituti italiani. Tre articoli, con il titolo « Fuori gli stranieri », pubblicati nello Jugosìovenslfi Uoyd del 13, 26 c 28 gennaio 1930, designano all’aggressione l’istituto di assicurazione Sava, filiazione delle Assicurazioni Generali di Trieste, e un successivo articolo dcll’8 settembre dello stesso giornale, attacca anche la « Krvastka Banka ». filiazione della Banca Commerciale Italiana. Il boicottaggio punta anche sulla marina italiana. Ve per essa tutta una serie di circolari che premono sui commercianti jugoslavi perchè evitino di servirsi delle navi italiane. Ricordiamo fra esse una circolare del Ministro del commercio di Belgrado del 30 aprile 1930: un’altra circolare della Camera di commercio e industria di Ragusa, organo governativo, dell’n giugno 1930; un’altra dcH’Unione dei commercianti di Spalato del dicembre 1930. I giornali con i loro articoli, minacciosi e allarmisti, operano affiancati. Anche il carbone imbarcato in Italia diviene merce proibita. Alcune società di navigazione di Sussak, e sopratutto la ]adrans\a Vlovidba, sono state denunciate perchè si sono rifornite di carbone a Trieste durante j loro viaggi.