274 le sue rendile. Nominò pe’primì i francescani, perchè, dice nel testamento, quando essi giunsero in Venezia in principio dimorarono in essa vigna. Testònelt253 e poco dopo inoli, perciò lodalo da A-lessandroIV in un diploma col quale autorizzò il provinciale de’minori della Marca Trevisana, di poter indetta vigna costruire un convento e abitarvi. Tra’com-in issa rii deputati dal defunto ad eseguirne la volontà , ostava con frivoli pretesti Giovanni Catnpolo. Ma la vedova del conte Marco, Costanza figlia del marchese d’Este, ricorse ad Alessandro IV, il quale nel 1155 indusse il renitente al dovere; di più ordinò areligiosi di ricevere il luogo lasciato dal Ziani, e poi ricevuto da’frati lo confermò loro nel 1256, derogando al disposto del vescovo di Castello e confermato dal patriarca grádese , di non potersi fondare in Venezia chiostri se non distatili l'un dall’altro i5o passi, mentre il luogo dato a’frati era vicino alle cisterciensi della Celestia. Ad onta delle pontifìcie disposizioni, insorsero i procuratori di s. Marco, aneli’ essi commissarii del Ziani, per escluderne i frali minori, col pretesto che non dovea un ordine religioso posseder due conventi nella medesima città, e che il luogo offendeva il monastero della Celestia e i suoi privilegi. A tale pretesa s’opposero gli altri conili)issarti,macon sentenza de’giu-dici furono dichiarati i frati minori padroni d’abitar nella vigna. Stabilitisi dunque in perfetto possesso del luogo, vissero per lungo tempo 6 frati sacerdoti e 2 laici colle somministrazioni de’ coin-missarii, finche pel buon odore di loro virtuose azioni avendo tratti molli a seco convivere, convenne ampliar di molto il loro ristretto convento , ed alzar da’ fondamenti una chiesa più capace a contenere la frequenza del popolo , che vi concorreva. Fu eretta la nuova chiesa sul modello di Marino da Pisa architetto celebre, e intitolata a s. Francesco d’A-sisi, che dal luogo fu delta della Vigna. Però fu conservata l’anlìca dedicata a s. Marco dentro l’orto, poiché è tradizione che il s. Evangelista, ivi sorpreso da burrasca pernottasse. Imperocché si leg-genella Cronaca del doge Dandolo.» Ritornando il Santo da Aquileia, ove avea piantato l’Evangelo, a Roma, giunse alla palude chiamata Rivoalto, ove incalzando il vento, si fermò ad un luogo eminente nella Laguna, e rapito in estasi udì dirsi da un Angelo: Pace sia con le, o Marco, qui riposerà il ino corpo. Credette 1’ Apostolo che con ciò gli venisse predetto il naufragio, ma soggiunse l’Ange-lo: Non temere Evangelista di Dio, molto ti resta ancora a patire. Dopo la tua morte qui si fabbricherà una città, ove sarà trasportalo il tuo corpo, e lune sarai il protettore". A questo racconto del cronista era prestata sì ferma credenza da tutti universalmente i veneziani, che soleva ogni anno, come l’attesta lo storico Sabellico, portarsi il doge e ¡1 senato a visitare tale antica chiesa, che cre-devasi fabbricata nel sito preciso , ove l’Angelo apparve all’Evangelista. Abitarono nel dilatato convento i religiosi, accresciuti non solo in numero , ma in ¡splendore di virtù e di dottrina, al che contribuì molto una nobile raccolta di libri donata loro d’Andrea Bragadin detto Fascella , insigne benefattore , per le di cui elemosine erasi quasi interamente rifabbricato il couvento , come a spese della famiglia Marcirnana erasi eretta la nuova chiesa. Per l’esemplare vita ivi menala da’frati, molli erano desiderosi d’esservi ammessi per osservare la regola nel suo rigore; ed arrivato nel 1422 a Venezia I’ apostolico s. Bernardino da Siena, talmente sotto il suo magistero au-mentaronsi i frati, che convenne loro fabbricare in altro angolo della cillà il convento di s. Giobbe, del quale parlerò nel n. 47 di questo §. Fu inoltre decorato il convento di s. Francesco della Vigna colla dimora che in esso vi fecero s. Giovanni da Capislrauo e s. Giacomo della