altri graziosi Angeletti , die alzando la fune attorta al collo della Santa, alleggeriscono il peso della gran pietra che vi è attaccata. Sulla porta è di J. Tintoretto il quadro coll’invenzione della Croce, nel quale sono ben disposti gli spettatori che (anno corona al morto che ricuperò la vita, e graziosissime le donne che corteggiano s. Elena. Nel quadro opposto colla Cena del Signore si vede un’opera di gran carattere s'i nell’invenzione, s'i nel disegno, di colorito tizianesco, di teste beo variate e bellissime e verissime, fra le quali è sublime quella del Redentore. A’quali caratteri il Zanetti, qui sepolto, che spesso vedealo, lo attribuì al vecchio Palma. Il carattere invece di esso dipinto fa crederlo al Moschi ni,col Sansovino, piuttosto opera del Bonifacio. La Trasfigurazione nell’ultimo altare è lavoro del Cissolo, in cui vi mostrò lo studio per allontanarsi dalle secche maniere; n’è però di molto vigore il colorito. 4g. S. Cassiano, volgarmente s. Cassati, intitolata pure a s. Cecilia. Asserisce Sansovino, che fu fondata da’ Michieli e Minotti, in onore di s. Cecilia vergine e martire, ed il Savina assegna l’epoca del 926. Aggiunge il Sansovino che nel principio fu uffiziata da mouache, e perciò vi si conserva il capo di detta santa (sarà porzione, poiché l’intero coi’po si venera gelosamente in Roma nella sua magnifica chiesa, ed il Piazza con autorità, nell’Enierologio di Roma, attesta che nel dì a lei festivo e sul maggior altare si espone il Cranio insanguinato ov’ella fu percossa dal carnefice: riparlai della santa nel voi. LXXX1V, p.i5o e seg., 23 1 e seg., in cui si troveranno gli scrittori che ragionarono della celebre invenzione fatta nella propria chiesa di Roma del suo s. Corpo nel 15gg. 11 Martirologio romano non registra altra santa omonima. Se pure non sia il capo d’ una santa martire a cui fu ¡(riposto il medesimo nome); il che però non è prova d’ avervi abitato religiose. Bensì l59 è vero, che s. Cecilia gode in questa chiesa culto e rito di contitolare; e nell’altare a lei sagro si conserva una testa con lamina di piombo e inciso il suo nome, perciò si ritiene appartenere alla s. Vergine e Martire; congettura assai debole per stabilire l’identità d’una sì singolare reliquia, come giustamente ossei-* va il diligentissimo e critico Corner. Verso il fine del XII secolo nominavasi questa chiesa con l’unico titolo di s. Cassiano vescovo e martire, e Clemente III nel 1188 con tal nome la ricevè sotto la protezione della santa Sede, confermandole i beni e i privilegi. Egualmente con tal titolo e sotto la stessa invocazione fu consagrata a’ 20 luglio 1367 dal vescovo castellano Foscari. È però vero, che in altri documenti e carte posteriori di molto tempo si legge questa chiesa fregiata del doppio tito- lo de’ ss. Cassiano e Cecilia, come da una sentenza deli523. Laonde pare ragionevole il concludersi, che sino dall’origine della chiesa, s. Cassiano ne fu l’unico titolare, e che verso il secolo XVI fu aggiunta s. Cecilia a contitolare. Non devo tacere, dopo il riferito col Corner, che 1’ ab. Cappelletti asserisce trovarsi memoria di s. Cecilia anche nel Catasti-co di Polo vescovo di Castello nel i3o3. Dall’incendio deli io5, in cuiperdè i suoi documenti, risorse la bruciata chiesa con nuova fabbrica, alla quale neh 232 Giacomo Minotto, discendente da’suoi primi fondatori, donò alcune case nel distretto della parrocchia. Cou una 2." riedificazione nel 161 1 fu poi rinnovata nella forma attuale, in più decorosa maniera e più ampia, e con altari magnifici, in uno de’quali, dedicato al Crocefisso, si conserva il corpo di s. Cassiano martire, non però vescovo, tratto dalle catacombe di Roma. In altri altari si custodiscono le reliquie de’ ss. Dionisio A-reopagita e Lorenzo Levita, ed altre. Era parrocchiale,collegiata, filiale di s. Silvestro; ed è ancora parrocchia. Appartiene