rabili a riguardare. Vedevasi sopra un pilo la statua di Mosè della grandezza di meglio die un piede, scolpita da Giammaria padovano. Nicolò dell’Arcaschiavone vi lavorò il Presepio di terra cotta , di mezzo rilievo , a colori ; e col Cenacolo degli Apostoli impreziosiva Giuseppe Sai-viali il soffitto del refettorio. Così l’isola di s. Spirilo, giù luogo di divoto raccoglimento, era allora divenuta la scuola, dove I’ arte e l’ingegno valorosamente gareggiavano. Sembra però che molto tempo ci volesse per compiere il tempio, poiché i due altari della ss. Croce e della B. Vergine furono consagrati neli5o5 da Bernardo Venier vescovo di Chioggia; poi Marco Medici, pure vescovodi Chioggia, consagrò gli nitri 4 altari neli58t. Nel mezzo della chiesa i canonici fabbricarono la sepoltura al patriarca Bondomiero, nell’anno slesso della di lui morte, scolpendovi il titolo di fondatore del monastero. Dice il Novaes nella Storiaci’ Alessandro FU, che i canonici regolari di s. Spirito, avendo tralignato dal primitivo loro istillilo, non essendovi speranza di correzione, il Papa colla bolla Cimi sit coni-perturn, de'28 aprile 1656, Bull. Rom., t. 6, par. 4, p. 101, li soppresse e ne applicò i beni alla repubblica in sussidio della guerra di Candia. Esistendo la congregazione nel solo stato veneto, vi possedeva sopra 400,000 scudi di beni. Allora il senato ordinò, che tutte le pillare, i sagri arredi e gli altri preziosi ornamenti si trasportassero nel tempio di s. Maria della Salute, massime i classici dipinti del Thiano, di Tintorelto e del Sai viali, in numero di oltre 24 pezzi. E l’isola per tal modo abbandonata e spogliata, fu consegnata nel 1657 olla custodia di Candido Benzi già canonico regolare del monastero, che la tenne per alquanti anni, nel corso de’quali era ella destinala ad accoglierei forestieri. Poscia i turchi essendosi iti»padronitidi Candia, i frati minori osservanti d’ uno de' suoi conventi, miserabile avanzo de’mol- li che conteneva la regione, temendo con ragione che la fanatica crudeltà ottomana potesse in seguito inferocire contro di essi, e dare alle fiamme il chiostro, gli utensili sagri e le ss. Beliquie, ricorsero alla pietà veneta perché loro concedesse un ricovero. Il senato gli accordò l’isola di s. Spirito, a condizione che dovesse servire di semplice ospizio nel quale abitassero non più di i5 frati, numero che in progresso per tocila tolleranza di molto si accrebbe. Fuggirono i frati dalla misera Candia nel 1672, recando seco loro alcune ss. Beliquie e altri doni fatti al convento dal correligioso candió-to Alessandro V, fra’quali una bellissima e prodigiosa immagine della B. Vergine, a cui ricorrevano ne’loro maggiori bisogni i cittadini di Candia e ne restavano esauditi. Le principali reliquie che possedeva questa chiesa erano, un’insigne porzione della ss. Croce, un osso di s. Simone Apostolo, il cranio di s. Stefano, non però il protomartire, 4 teste delle Compagne nel martirio di s. Orsola, ed un osso di 3. Stefano I Papa e martire. I minori osservanti rimasero nell’antico monastero, finché a mano a mano scemando, si ritirarono in quello di s. Giobbe, non rimanendo in s. Spirito che un solo custode per celebrarvi la messa. Nel 1806 abolite le corporazioni ecclesiastiche, eguale destino toccò a’minori osservanti; e l’isola, co’suoi edilizi, fu consegnata alle truppe di marina, e convertiti alla conservazione della polvere per farmi da fuoco, cui servono pur tuttavia. Gli avanzi del monastero, della chiesa, ed altro edifizio già ad uso di ortolani, sono coronati da ampio giàrdino,oggidì abbandonato, in un canto del quale sorge piccola torricella, ove sta serbata la polvere. Una lapide ricorda Filippo Paruta; e il procuratore Tron e Antonio Valier hanno pace in sontuosi sepolcri. Il resto dell’isola è occupata da ortaglie.» Isola piena in vero di melanconiche rimembranze,e avente, quasi direi, la sembianza