i64 unite colla stessa soggezione le venete chiese di s. Giacomo di Luprio o dall’O-rio, di s. Martino nell’ isole Gemine, di s. Matteo, di s. Cauziono, di s. Maria de’ Crociferi, e di s. Clemente in Isola, oltre quelle d’oriente ottenute in dono dalla pubblica munificenza. Tutte queste giurisdizioni confermò a! prelato gradese Innocenzo 111 neh 200. IT Corner quindi prende argomento dalla residenza che presso questa chiesa fecero i patriarchi di Grado, di descrivere i nomi e le azioni di quelli che abitarono in Venezia, anche per l’operato de’palriarchi d’ Aqiii-leia, la residenza de’quali essendo terminata in Udine, in quest’ articolo ne tenni determinato proposito, e perciò devesi tenere presente. Ora mi sia lecito accennare relative nozioni col Corner ecoll’ab. Cappelletti: queste sono indispensabili alla storia ecclesiastica del patriarcato di Venezia, e per questa città circa alla residenza che vi fecero i patriarchi di Grado, cui successero que’di Venezia. Senza tornare nell’argomento, v’innesterò pure alcun’altra notizia che vi si rannoda, come de’loro privilegi,diritti e giurisdizioni. Altre notizie dovrò riferirle ne’§§ XIX e XXI. Nel tempo in cui era patriarca di GradoVitale IV Candiano,eletto nel 967, il doge Pietro 11 Orseolo ristabilì le mura cadenti di Grado, ne rifabbricò le torri, vi rizzò un palazzo perchè servisse di albergo al doge all’occasione; restaurò e nobilitò la metropolitana di s. Eufemia. Nel 989 la chiesa di s. Silvestro di Venezia, ch’era giuspadronato della famiglia de’ Caloprini, e che per essersi questa estinta, era passalo il padronato nel fisco, fu dalla repubblica aggregata al patriarcato di Grado: questa de’loro pastori ne diventò a poco a poco la residenza. Morì Vitale IV nel 1018, avendo per lo più fatto il suo soggiorno in Rialto, cioè presso s. Silvestro e Rialto, a cagione della sempre crescente insalubrità dell’aria, che rendeva perniciosa efatale una continua dimora nell’ isola di Grado. Il successore Orso Orseolo, per una popolare sommossa intorno al 1023 fu costretto fuggire dalle lagunein compagnia d’ Ottone doge suo fratello, ed a cercarsi asilo nell’ Istria. Profittando di sua lontananza, Popone patriarca d’Aquileia a mano armata crudelissimamente saccheggiò e devastò la città di Grado; la quale poi fu ricuperala dall’arml de’veneziani, e il patriarca Orso ritornò alla sua chiesa, restaurando la città ed i sagri templi. L’irrequieto Popone, colle sue truppe commise nuove devastazioni e violenze sulla città di Grado e vi appiccò il fuoco, non rispettando le cose sagre come le profane. L’instabilità del popolo nuovamente depose Ottone , e per sospetto cacciò dalla sede l’ottimo fratello Orso. Dipoi richiamato il doge e Orso, ad ambedue affidò l’amministrazione della repubblica; e il patriarca la diresse con tal prudenza, che meritò d’ esser posto da alcuni storici nella serie de’ dogi, e di essere dipinto nella attuai sala del Consiglio Maggiore nel palazzo ducale. Dipoi nelio45i divenuto patriarca Marengo, si die’ tutta la premura per riparare i tanti danni che aveano sofferto le chiese e la città di Grado. Questa però non potè più risorgere, andò anzi vieppiù in deperimento, laonde a poco a poco divenne più gravoso e incomodo il dimorarvi. Suppose l’Ughelli, che il patriarcato di Grado, a’tempi del patriarca Marengo, fosse cambiato in quello di Venezia; per avere s. Gregorio VII chiamato il Marengo o o patriarca di Venezia, o perchè era metropolita della provincia di Venezia, o perchè in Venezia faceva la sua residenza. Questa non era allora stabile, bensì venivano spesso i patriarchi a Venezia, a cagione del disagiato alloggio che aveano in Grado e dell’insalubrità di quell’aria; però in questo tempo non solo il patriarcato non era divenuto di Venezia, il che avvenne 4 secoli dopo; ma neppure aveano per anco i patriarchi gradesi fissato io Venezia la loro stabile residenza.