sacrileghe mani di uomini che pur di-cevansi veneziani. Fu ella nel 1797 atterrata e spezzata,e i simulacri delle Virtù ivi rimasti, sembrano desiderare il compagno del quale fui ono indegnamente vedovati ”. Oltre il detto chiostro, trovasi un 1° cortile, intorno al quale si edificarono gli appartamenti pe’ passeggeri. E ponno senza disagio e senza timore di contatto abitarvi sino a 1 00, ma inermi e chiusi dal tramonto al levar del sole in camerette del tutto simili, le qua- li mettono sopra una loggia di molteplici accessi,e con parecchie divisioni, per impedire agevolmente le reciproche comunicazioni. Oh,quanti qui accusano come lento ad apparire il giorno, nel quale la legge restituir gli deve all’ umano consorzio! Pervenuti al termine del loro viaggio, e quasi arrestati da importuna calma, si vedono ancora in mezzo al-l’ondej e questi, nuovo e peregrino, nel contemplarle moli di Venezia sente pungersi più vivamente dal desiderio d’ara-mirarla d’appresso; quegli, cittadino, rivede il fumo del domestico tetto, nè gli è lecito correre agl’impazienti amplessi de’ congiunti edegli amici. Al 2.°cortilesegue una via che attraversa tutta la lunghezza dell’isola e fa capo a 7 praticelli, lungo i quali si stendono ampie tettoie, sbarrate da cancelli di legno, e divise e distinte secondo le varie contumacie. In queste si difendono le merci dall ’ingiù rie del le piog-gie e dall’ ardore del sole, e si espurgano mentre l’aria vi penetra libera. In quelli si rimuovono, si sbattono, si asciugano le stesse merci, ed altre, giusta i prescritti regolamenti. Arbusto od albero non vi si lascia crescere, animale domestico non può vagarvi, la spontanea erba spesso si falcia, affinché non si rappreiulmo o non si occultino fiocchi di lana o cotone, peli o piume, o tal altra materia che in se chiuda pestifero germe. Alle estremità stanno le abitazioni del guardiano e de’ facchin i, a’ quali non è lecito uscire, finché compilo non sia il ter- Go 1 mine prescritto all’espurgo degli oggetti ad essi affidali. Una muraglia cinge cerio spazio di que’praticelli, e nel mezzo elevasi una piramide. Fu forse destinata anch’ella a conservar la polvere; ma il Mustoxidi F appella monumento funebre. L’immaginazione conceda almeno un qualche onore a’miseri, che lungi dalle paterne case, illagrimati, e con orrore furono anzi strascinati ed arsi che sepolti nel circostante terreno. » Genti di lontane parti, d’abili, di lingua e di religione diversi, si succedevano a popolare q ieslo lazzaretto. ¡Ma Venezia prostrata dal tempo che tutto doma, non è più la dominatrice di non ignobile parte dell'oriente, nè I’ arbitra del commercio Notai nel voi. LXXX, p. 237 : finché Trieste fu unico porlo dell’ Austria, il suo Lazzaretto nou era soltanto di osservazione; ma dacché Trieste e Venezia allo slesso sovrano ubbidiscono, il trattamento della peste è devoluto a’Lazza-retti veneti; quelli di Trieste sono di sola contumacia, per cui i bastimenti infetti non vengono accettali. Dice lo Sialo personale <\e\ i858. Il Lazzaretto Vecchio in s. Maria di Nazareth è nobile edificio fabbricato nel i^y.3 per cagione della peste; era prima d’ allora convento d’ eremitani agostiniani, a cui era stato concesso innanzi al X secolo. Ora serve ad usi militari, ed è vacante il cappellano. 8. Lazzaretto Nuovo. V. il numero precedente. Dopo l’isolette del f^azza-retto Vecchio e del Lazzaretto Nuovo s’incontra la seguente. C). S. Lrtzztfro,de’monaci Mechitaristi armeni. Isoletta nelle Lagune, verso mezzodì, ed in faccia a Venezia. Allorché nel secolo XII frequentissimo era o per cagione di divozione o di commercio l’approdare de’veneti legnialle scale della Soria, e il passar de’veneziani alla venerazione de’ sagri Luoghi della Palestina, incontravano spesso que’ religiosi passeggeri la disgrazia di restar infetti dalla lebbra; male allora assai comune in quelle