credere che i) Morosini la riedificasse sull’antico modello e vi aggiungesse alcuni ornamenti che non bene si uniscono col- lo stile dell’architettura, e le statue della B. Vergine, de’ss. Benedetto e Romualdo, e i busti e le lapidi in onore del padre suo Francesco che morì a Corfù nel i6i8,e del fratello Tommaso morto nel 1647 combattendo nella guerra di Can-dia, con ¡sculture celebranti le gesta navali del 1.° e quelle del 2.0 Asserzione che viene convalidata dal vedersi in un dipinto esistente neH’inlerno della chiesa, esprimente una gran processione, certamente anteriore al restauro del Morosini, la facciala della chiesa nello stato presente, senza gli ornamenti in discorso e senza le statue. Nell'interno il tempio è ornato di molte sculture e di magnifici altari di marmo, de’quali mediocri sono le pitture della scuola del Bassano, del Padoa ni no e del Lazzari ni.Nel mezzo sorge l’ornatissima cappella isolata, tutta esteriormente coperta di finissimi e preziosi marmi africani e di sculture; ed internamente foggiata sul modello del santuario di Loreto. Dietro ad essa vi è il gran getto di bronzo, stupendo bassorilievo, colla Nascita di N. S. e l’Adorazione de’ Pastori, opera del bolognese G. M. Massa e del padovano G. F. Alberghetti, scolpita da F. M. L. I due mausolei marmorei di Girolamo Gradenigo patriarca d’Aquileia, e di Pietro e Giorgio Morosini, a’ lati del coro, sono del Le Curt. Dice il Sagredo : Quegli che a quest’iso-letta approda, più che a mirare il tempio, il cenobio e il fiorente e ubertoso giardino di vigneti, di lauri e d’ulivi ripieno, ad una tomba si arresta ed onora la gloriosa memoria dell’eroe Tommaso Morosini che qui giace, capitano o ammiraglio delle venete navi, erettagli dal fratello Bernardo suo successore nel grado, vicino al comune padre, aneli’ egli nobilissimo e valoroso guerriero. Il qual monumento solennemente ricordava a’ naviganti e a’guerrieri, che da Venezia 3 9 3 uscivano sulle navi di s. Marco, il debito loro, e come a nulla vaglia la vita se sagra non sia alla patria. Appresso a questa sorge l’altra di: 5. SttnloS/iirilo.Sorge un 4.° di miglio dopo quella di s. Clemente, ha 700 passi di suo giro, bella e per opere d’arte già preziosissima, descritta dal eh. Giovanni Veludo, colla veduta, ne'Siti pittoreschi. Con esso e col Corner procederò in parlarne. Circa il 1 i4o eravi l’ospedale, la chiesa e il monastero posseduto da’eano-nici regolari di s. Agostino. Pel grande scisma d’occidente, ne risentì anche questo chiostro i perniciosi eliciti, allontanandone e disperdendone i tranquilli a-bitatori; onde l’isola nel 1 38o fu unita alla badia di s. Michele di Brondolo in Chioggia, e affidata al solo priore, sotto il suo trascurato governo a poco a poco periva manifestamente. Laonde il senato mal soffrendo che d’un luogo, per molli rispetti venerabile, se ne vedessero le rovine, a’?.4 marzo 14og lo concesse a’mo-naci cisterciensi del monastero della ss. Trinità di Brondolo, quasi distrutto da’ genovesi nella guerra di Chioggia,alla cui diocesi apparteneva, acciò per le zelanti loro cure si conservasse e vi rifiorisse il culto divino del tutto intermesso. Indi a’g giugno lutto confermò Gregorio XII, unendo in perpetuo i due monasteri. Dipoi preparandosi la repubblica'veneta ad insegnare con ¡splendido esempio alle nazioni d’Europa il come si debba dalla Pestilenza preservare l’umanità, mediante un’ isola delle più remote per ricovero degli appestali, slabih nel i4?3 che il monastero di s. Maria di Nazareni situalo nell’ isola omonima, come il più opportuno per la sua lontananza dall’abitato, disposto fosse per raccogliere e curare i colpiti dal contagio, onde questo non si diffondesse. Abitavano allora in quel sol ita rio luogo, come dovrò ripetere ragionandone nel n. 7,fr. Gabriele Garofah spoleliuo, insigne per pietà e priore dell’ordine eremitano di s. Ago-