f innato suo genio artistico, di rioccupa -re quel posto che anticamente le invidiarono le altre nazioni. Naturalmente ne seguirà, che i maestri, per amore della propria fama, accetteranno soltanto scolari di maggiore capacità, persuadendo al contrario il giovane, insufficiente all’arte, di abbandonare questa via, e volgersi ancora in tempo ad altra occupazione che gli procacci il pane negatogli della fallita carriera dell’ arie. Le notevoli somme di denaro, che lo Stato da lungo tempo assegna alle scuole di belle arti, ridonderanno via via e con maggior vantaggio a pi o del vero esercizio dell’arte, infonderanno quindi vita e vigore al nuovo indirizzo artistico, e aggiungeranno novelli nomi patrii a quelli che già nella storia del bello rifulgono onore d’ I-talia ”. 12. Templari di a. Gio. Ballista : 13. Templari diMaria in Broglio o CAscensione. Ne trattai più sopra nel § IX, n. 3, dicendo che ¡cavalieri Gerosolimitani, tuttora esistenti, ebbero la i.a di dette chiese e case. i4- Cisterciensi e Canonìcliesse La-teranensi di s. Daniele profeta. Nel sestiere di Castellosiuda’primordii della nascente città di Venezia, prima anche del trasferimento del trono ducale da Mala-mocco,cioè circa 4 anni avanti e nell’8og, la famiglia Bragadina fondò la chiesa in onore del s. Profeta. Divenuta soggetta al vescovato di Castello, il vescovo Pola-ni nell i38 la donò colle rendite a Manfredo abbate cisterciense di Fruttuaria, perchè contiguo ad essa vi fabbricasse un cenobio pe’ suoi monaci, a’quali avea nello stesso tempo il patriarca di Grado Dandolo donato il monastero di s. Giorgio del Lido Pineto, soggetto al suo patriarcato, costituendovi abbate Daniele Molin. L'assegno di due Molin per primi abbati de’due monasteri, die’ motivo di equivoci a vari scrittori. Leone Molin, che fu quello di s. Daniele, si obbligò alla cattedrale col censo annuo di dueampol- ?-43 le di vino e altre onorificenze, e fabbricò nello stesso i i 38 conveniente monastero. Come dipendente da quello di Fruttua* ria, Alessandro III neh i65 lo ricevè sotto la protezione di s. Pietro, e nel 1177 ne confermò i privilegi e le possessioni; fra le quali la chiesa di s. Martino di Tripoli e il monastero del Salvatore di Costantinopoli, offerta la 1da Arcuiuo vescovo di CittàNova nell’Istria,donato il 2." dalla famiglia Zorzani o Zorzi. Nel visitar questo l’abbateRoaldo, dalla vicina chiesa di Theotocos, nel 12 i4 furtivamente \i tolse ileorpo incorrotto di s.Giovannid’A-lessandria,martirein Cesarea di Bitima, e 10 portò in s. Daniele, nella quale si collocarono pure le sue reliquie e quelle d’ altri santi. A’7 febbraio 12 19 poi consagrò solennemente questa chiesa il cord inai U-goliuo legato in Venezia, e poi Gregorio IX. Dopo aver fiorito, il monastero decadde a segno che nel 1387 l’abitava il solo priore Giorgio, uomo di perverso costume e scismatico per riconoscere l’antipapa Clemente VII. Lo rimosse nel 138g Ci bano VI Papa, sostituendogli Antonio Gallina monaco di s. Giorgio Maggiore, ed i successori furono eletti da’Papi. Vicino a rovinare il monastero per incuria, 11 priore Michele di Sebenico vedendosi incapace di restaurarlo e di ristabilirvi l’osservanza, lo cedè colle rendite a Chiara OgnibeneSustan, che con altre virtuose donne vivea in pio ritiro. Col consenso de’Bragadin, neh437 Eugenio IV approvò la cessione, e per esse v’ istituì un monastero di monache sotto la regola di s. Agostino, coll’abito delle monache di s. Andrea di Zirada. Dipoi ad istanza delle monache, Alessandro VI le unì alla congregazione de’canonici Lateranensi, e Giulio II permise che all’abito grigio sostituissero il bianco col rocchetto proprio delle canonichesse,e partecipò loro le gra -zie delle Lateranensi. Neh6o4 Clemente Vili sottrasse il monastero dalla soggezione della congregazione, e l’affidò alla direzione del patriarca di Venezia; ed A- 25