136 indissima erezione. I monaci benedettini Ja possederono sino al i447(megl'OI437)> in cui venne stabilita a parrocchia,tale rimanendo sino al 18 i o. Vi sono le reliquie de’ss. Benedetto abbate, Savino vescovo, Gerardo martire, Gregorio Nazianzeno, Tiburzioe Valeriano martiri. Il patriarca Tiepolo nel 1619 rinnovò l’edifizio, e fu poi consagrato a’ig marzo i6g5, dal patriarca Badoaro, ed a’g maggio i6g4, dicelo Stato personale. Già filiale di s. Maria Zobenigo, al presente è solo succursale di s. Luca. Nel 2.0 altare vi è una delle opere più belle del Prete Genovese, con s. Sebastiano medicato dalle pietose donne. Nel maggior aitate è della scuola del Maratta la tavola cou Maria Vergine e Santi. 22. Paterniano, già parrocchia, col • legiala e filiale di s. Silvestro fu soppressa e chiusa,quindi ridotta ora a usi profani. Nell’8og o 8go dalla Marca d’Ancona alcuni mercanti veneziani portarono nella patria l’immagine di s. Paterniano vescovo e protettore di Fano, collocandola in tabernacolo a’muri di loro abitazioni. Molli anni dopodiversebuonedonne vi aggiunsero I’ effigie della B. Vergine e di s. Amia. Da ciò ebbe principio in Venezia l’antico cullo di quella santa, in onore della quale adunatesi alcune divote femmine in una vicina casa circa il line del IX secolo, disposero i principii d’un monastero sotto la regola di s. Benedetto , finche concesso loro un monastero, l’intitolarono a s. Anua e vi formarono la comunità religiosa di benedettine. Aumentatosi il culto di s. Paterniano, la famiglia Andrearda, e altre, gli e-resse una chiesa di legno, che falla parrocchia ebbe possessioni dal doge Pietro IV Candiano , ma restò incenerita nel 976 nell’eccidio di quel principe. Risorse di pietre in più stabile forma nel 977, e »el 999 ebbe il campanile edificalo rozzamente d’ alcuni operai fuggiti dalla schiavitù saracena, per rendimento di grazie a Dio. Distrutta dal fuoco del j io5 e ristabilita, nel 1168 soggiacque a egual infortunio; ma la pietà de’fedeli vi riparò in più ornato modo e con 8 nobili colonne di marmo greco trasportate da Costantinopoli,perite aneli’esse nel 4-cin<;eu-dio del 1437, indi ancora una volta si ri-fabbricò.Dall’accennata città ebbe pure 3 ss.Spine,rosseggiati ti di quando in quando di vivo sangue, massime nel venerdì santo, oltre le reliquie di s. Gio. Battista e de’ss. Innocenti, ed un dito di s. Pa ter-niano.dono d’Alessandro III al doge Zia-ni.Nell’altare di s. Liberale vi erano delle sue ossa, e le teste de’ss. Gordiano ed E-pimaco martiri. Nel maggiore le reliquie insigni di 7 Salili, provenienti dall’orien-te e con tavola esprimente le loro effigie, cioè i ss. Prospero, Vitaliano, Vincenzo e Ponziano, e le ss. Maura, Petronia e Teodora. Per la vittoria navale riportata a’ 1 o luglio 1651 da’veneti sui turchi, ordinò il senato che in tal giorno festivo a s. Paterniano dovessero i musici della basilica ducale recarsi in questa chiesa a cantar la messa solenne, a memoria del benefizio. 23. S. Fantino. Alla primitiva chiesa concorsero per la sua eiezione nel 996 le famiglie Barozzi, Aldiciua ed E-quilia, indi la rifabbricò quella de’ Pisani con aumento di decoro per la donata prodigiosa immagine della B. Vergine portata d’oriente, e per la copia de’ cui miracoli si poterono colle iimosine perfezionare gli abbellimenti; anzi per essi la chiesa acquistò il nuovo titolo di s. Maria delle Grazie di s. Fantino, e già n’era in possesso nel 1499- H munifico Cardinal Gio. Battista Zeuo nel i5oi assegnò 10,000 ducati per l’intera sua riedificazione, più ampia e più ornata, con sue cupole appoggiate a furti colonne ; al compimento della magnifica opera, che incominciata nel (5o6, ebbe termine nel 1533, contribuì lo zelo del suo pievano Marco Rodino, consagrandoue l’altare maggiore Angelo de’ Gradi minorila e vescovo di Noqa a’16 febbraio i4g3 (le-