54« ri viceiè. Tutte queste dimostrazioni si fecero nel vedersi aprire a Venezia un’epoca florida al commercio, pe’ capitali mercantili che si sarebbero moltiplicati, per l’erezione di nuove fabbriche di manifatture, pe’vantaggi che ne avrebbe ricevuto anche l’agricoltura. Per tale affluenza di denaro, si disse Venezia diventerà un vasto mercato, animatrice d’o-gni industria, ne accrescerà gli abitanti, se i mercanti avessero imitato gli onorevoli antichi traffici veneziani, e non a-busandone col monopolio e l’agiotaggio rovina diqualimquecomtnercio.Con questi stessi tipi, a vantaggio della pubblica beneficenza e intitolata all'encomiato arciduca viceré, venne impressa Y Omelia di Jaeopo IHonieo patriarca di Venezia per l’aprimento del Porlo Franco, Iella nella basilica di s. Marco il dì i febbraio i83o, Venezia per Giuseppe Bat-taggiai83o. L’aureo e facondo Cardinal Monico nella dedicatoria, modestamente e lantobene dice: Chea secondare l’eccitamento ricevuto dalla congregazione municipale della regia città di Venezia, nel miglior tnodo possibile avea cooperato alla celebrità d’ un avvenimento e-ternamenle memorabile per la medesima, e nella speranza di farcosa gradevole e non forse inutile al popolo veneziano, concesseall’omelia la solennità della stampa. Ma avendola scritta al solo fine d’af-fìdarla al giudizio dell’orecchie, mal volentieri si sarebbe ai rischiato di sottoporla anche a quello degli occhi, se non a-vesse avuto la sorte di trovarle un gran protettore nel serenissimo Ranieri, onde ripromettersi più largo eziandio il favore del pubblico. E se a suo mezzo l’imperatore avea donato la libertà del commercio, aggiunga pure a questo scritto, che lo riguarda, quel pregio che gli manca. Il viceré nella lettera d’accettazione, dichiarò l’omelia da lui udita nella cattedrale, aver destato universale edificazione e insieme corrisposto alle viste del governo. ColFedizione dell’apostolico di- scorso raggiungersi due intenti graditissimi al governo, quello cioè di render partecipi de’salutari divisamenti in essa compresi le persone che non l’intesero pronunciare,e quello di ripromettersi,dalla diramazione, novelle beneficenze a favore de’veneti poveri. L’omelia ispirata da’pi incipii evangelici, vestita colle forme della più commovente eloquenza, è un ulteriore monumento dello zelo, della dottrina,del mirabile eloquio di quell’An-gelo della s. Chiesa veneziana. Scrisse il eh. Giuseppe Sacchi, Memoria intorno all’istituzione, del Porto Franco di Venezia, Milanoi83o. In essa ragiona. Che cosa sia porlo franco. Opinioni degli oppositori a’porti franchi. Quando sia opportuna l’istituzione de’porti franchi. Opportunità e proficuità del porto franco di Venezia. Limiti delle franchigie accordate al porto franco di Venezia. Guarentigie accordate all’industria nazionale in relazione al porto franco di Venezia. Conclusione. Dirò solamente. Il porlo franco è quel porto di mare ove si ponno introdurre, vendere e ritirare le merci di tutte le nazioni senza pagare dazi nè di entrata, nè di deposito, nè di uscita. Se un porto di tali franchigie gode solo d’una parte, dicesi porto franco limitato o condizionalo. Il veneto commercio toccò l’apice del suo massimo prosperamento ne’secoli XIV e XV, e i germi della sua successiva caduta cominciarono a svilupparsi apertamente e perniciosamente al cominciar del secolo XVII. Allora i veneti appena si avvidero del crollo mercantile che li minacciava, ricorsero graduatamente al sistema delle franchigie. Nel secolo XV più di 3ooo vascelli veneti erano i soli a cui si affidava il carico de’ mercantili trasporti ; dopo il secolo XVI fu permesso invece il trasporto di certe merci, anche su navi estere, e 1’ introduzione delle merci stesse sul litorale veneto previo il pagamento de’dazi che andarono mano mano scemando, sinché dalla tenue tassa del 6 per ioo, si passò