482 cani e i lot i clic si facevano nel l'ora pd-mei ¡diane Jet carnevale ne’campio piazze delle diverse contrade, che descrive a p. 64 * • 1 nicolottiavevano il proprio doge o gastaldo,ch’era un capopopolo godente distinzioni e prerogative, la cui origine si ripete dagli antichi tribuni del sestiere di Dorsoduro. La sua elezione, con particolari cereinouie, procedeva nella chiesa di s. Nicolò de’JVIendicoli, un tempo la principale di detto sestiere, e ne pal lai nel ij Vili, n. 60. Il doge de’ nicolotti rispondeva degli abitanti della contrada, composta quasi di soli e miserabili pescatori, e godeva il diritto di vestireal modo de’ patrizi, cioè lunga sopravveste rossa di damasco a maniche larghe, cinta a’ lombi con fiocchi di seta dello stesso colme; il diritto di esigere una tassa sopra tutte le barche pescherecce di detta sua parrocchia, di tenere due panche da pesciaiuolo nelle due grandi pescherie di s. Marco e di Rialto; ed inoltre d’accompagnare nella solennità dell’ Ascensione il bucintoro in un’ apposita barca, legata alla poppa di quel meraviglioso naviglio, e di tenere presso la sua abitazione il vessillo di s. Marco pendente da un’antenna, la quale tuttora si eleva in mezzo alla via situata a manca della piazza di s. Nicolò de’ Mendicoli, appunto perchè in questa via il gastaldo o doge abitava. Scrisse di lui ■d. Francesco Bracolani, Breve, notizia dell’isola di s. Nicoli) de’Mendicoli, Venezia 1664 e 1 709). Consisteva l’esercizio ginnastico in questo. Steso un tavolatosi! alcune botti, se il giuoco era fatto in terra, o sopra due chiatte (specie di grosse barche a fondo piatto,usate per trasportar checchessia, o per passar l’acqua in mancanza de’ ponti), se facevasi in un canale, ciò ch’era più in uso e avveniva più spesso, vi s’ innalzava un edifizio quasi vi. venie perchè tutto composto d’ uomini. La base, in gergo fazionario detta saor-na, era formatadé più individui stretti e uniti fra loro mediante alcuni regoli so- stenuti dalle loro spalle. Sopra questi regoli e per conseguenza sugli omeri di chi li reggeva, saliva un’ altra mano d’uomini, quindi una 3.’, una 4-\ una 5.", le quali rinnovando il maneggio de’primi, o alle volle accosciandosi senza regoli, posizioni che dicevansi i banche Iti, si venivano a formare diversi piani appellati agcri. Ad ogni piano però andava gradatamente a diminuirsi la massa delle persone¡11 guisa chei’iiltimo,chediveniva come il comignolo della fabbrica, ed era il 6.°, il 7.° o l’8.°,finiva con un solo fanciullo appellato cimiereto, il quale in situazione tanto elevata non mancava di fare un caporovescio. Quantunque questo giuoco necessariamente per legge di gravità non potesse offrire una forma diversa dalla piramidale, pure alcun poco variando alle volte in conseguenza del-l’arrischiate modificazioni,che sempre vi s’introducevauo da’giuocatori per soprastare la fazione avversaria, e che consisteva soltanto nel maggiore e minore numero degli agcri ¿¿banchetti, enella diversità d’ altri scorci e positure, accadde che ogni giuoco avesse una particolare denominazione, come l’Unione, la Causa eli Maometto, la Bella Venezia, il Leone, il Colosso di Rodi, la Verginella, la Gloria, la Fama, ec. L’ ardimento di questi giuochi giungeva a tanto, che un uomo eseguiva uu caporovescio sulla lesta d’ un altro, che riito era sulle spalle d’un 3.°, i di cui piedi posavano soltanto sopra i ferri di due gondole. Ledile maniere de’giuochi o forze d' Ercole sono espresse nelle tavole i5.°e 16.’ Finiti eh’erano, sguainate da’partigiani medesimi certe daghe spuntate e senza taglio, simulavano un combattimento a corpo a corpo, tirando e parando colpi a passo regolaree ili giro. Quest’ armeggiamento, che in parte corrispondeva a quella danza armata degli antichi, detta pyrrhica, si chiamava Moresca, perchè da’veneti forse appresa da’ mori o saraceni. Esercizi siffatti, a’