no della Giudecca, fu allora dichiarato monastero di (."classe. Tutte le monache poi sloggiarono a’ 3o giugno 1810. La chiesa per alcuni mesi stelle serrata, fino al decreto patriarcale de’24 ottobre, col quale fu dichiarata parrocchia della decania di s. Pietro di Castello, e nel di seguente fu riaperta al divin culto. La parrocchia conia 4l66 anime, ed ha per chiesa succursale s. Giovanni in Oleo, di cui nel § Vili, n. 1 1. II monastero servì parecchi anni a pubblici uffizi della ra-gionaleria centrale delle provincie venete, ed oggidìi militari vi tengono il magazzino d’abbigliamento. La chiesa è una delle più splendide e de’più belli ornamenti di Venezia, perTesterior prospetto, interna struttura e armonico comparii mento,sceltezza di marmi, copia e vaghezza di pitture. L’architetto, che tenne lo stile de’ Lombardi o del vecchio Lombardo Martino, è ignoto : forse fu quel mastro Antonio r/ìi. Marco proto di sua fabbrica, che nel 1477 d’ordine pubblico andò in Levante. La facciata molto elegante e ricca di marmi,ha la bellissima porta adorna di belle sculture; viene sovrastata dalla statua del Profeta, lavoro diligentissimo del Vittoria, del quale è poi cosa meschina il Battista nell’interno. Dopo i due primi altari, con due buoni dipinti del Palma giovine, è osservabile la cappella chesegue,delta de’Morti,ed era l’antico coro delle monache. La tavola alla destra con Maria Vergine e parecchi Santi, opera di molte bellezze, è creduta del vecchio Palma. La tavola all’altra parte, con Cristo all’Orto, è del Desu-bleo, concepita con molta ragione, e di colorilo che piace. Sull’altare è un piccolo quadro figurante l’Addolorata, attribuito a Tiziano. Sulla parete di fronte al medesimo, è l’antica pala del suddetto, con la nascita del Battista, opera di Jacopo Tintoretto, ed una per fianco al medesimo sono due tele grandiose di L. Bassano con fatti della vita dì Maria, proveuuli dalla soppressa 219 chiesa del s. Sepolcro. Intorno ad essa cappella sono disposti sedili a tarsia, lavorati nel 1464 da’fratelli Francesco e Marco di Vicenza. Il maggior altare, architettato cou il miglior ingegno, ricco di marmi,ha un elegante tabernacolo.In uno de’piccoli altari dietro al medesimo è osservabile il s. Pietro che piange : soggetto che il napoletano Ro«a rappresentò con forza e tenerezza. Nell’altare appresso, la Circoncisióne del Signore e s. Caterina, è graziosissimo dipinto di Gio. Bellino. Vicino alla sagrestia è il Deposito che il ricordato Vittoria scolpì a se medesimo: è un monumento fra’più illustri che vanti Venezia. Belli sono pure que’ del senatore Marco Sanuto, e dell’amba scialo-re Giovanni Cappello. Sull’ altare della sagrestia il Cristo in Croce è dipinto del Farinaio. Nel 1.° aliare in chiesa è de’ più sublimi dipinti di Gio. Bellino, la tavola di Maria Vergine con 4 Santi : tornò di Parigi, e fu non ha guari ristaurato con tutta diligenza ed amore, da A. Tagliapietra, che lo redense compiutamente. L’altro aliare ha una tavola di G. del Salviati col Salvatore e vari Santi. Molte altre buone pitture ornano le pareti e gli altari : nella cappella di s. Tarasio,con 3 altari di legno costruiti nel- lo siile archiacuto da pochi anni condegnamente ristaurali e dorati, vi condussero le migliori opere i Vivarini, ad ulteriore prova di quanto la pittura veneziana progredì a merito di que’diligenti e instancabili murauesi. Que»t’ampia chiesa a 3 navi,pe’molli pregi, soprattutto per quel- lo di certa sua singolarità di stile latino-greco, è Ira le illustrate nell’opera: Le Fabbriche di Venezia,dal Diedo artistica mente,e dalZanotto eruditamente e con intelligenza artistica,il quale descrive i dipinti tutti, accennando quelli di Fumiani che rappresentò la consagrazione del tempio e la visita fatta al monastero dall’imperatore Federico III; e di Celesti che colorì 1’ altra supposta visita di Benedetto III nell’855, e il ricevimento del corpo d’un