9° to. Finalmente per munificenza dell’imperatore Ferdinando I, si conserva in questo Tesoro, lo scettro e il globo a lui serviti in Milano a’6 settembre 1838, nella Coronazione di He (V.) del regno Lombardo-Veneto, alla quale intervenne il Cardinal Monico patriarca di Venezia, e lece nella solenne funzione quanto riportai nel citato articolo, non meno al successivo splendido Convito (V.). Tali regie insegne sono d’oro e ornate con ricca copia di gemme. Narra il Corner, che Starnati di Candia, entrato colla famiglia d’un principe a vedere il Tesoro di s. Marco, notò accuratamente la località per aver concepito l’empio disegno di predarlo. Dipoi smossi i marmi e traforate le pareti vi entrò furtivamente, e per 5 continue notti lavorando, ne rubò le gemme ed i più preziosi ornamenti, e tutto nascose in sua casa. Indi scopertosi per divin volere il furto e il reo, fu ricuperato il mal tolto e il miserabile pagò colla vila sul patibolo il temerario delitto. Riporta il Corner pure i tesori d’indulgenze co’quali i Sommi Pontefici accrebbero il decoro di questa basilica, come di s.Leone IX, Alessandro 111 e altri. — Atemporali vantaggi della basilica ancora contribuirono i Papi, assegnandole Sisto I V quanto dirò nel § VI , ed il successore Innocenzo Vili nel 1487 il priorato benedettino di s. Giacomo di Ponlida, diocesi di Bergamo, la cui unione confermò Clemente VII. Alla basilica nel i5iq Leone X unì il monastero di Valle nella diocesi d’Arbe; e nel 15>21 alcune chiese della diocesi d’Adria, il checonfermò Papa Adriano VI. E Giu- lio IH nell551 dichiarò unita alla basilica la chiesa parrocchiale di s. Maria di Natilo diocesi di Vicenza. Il doge Domenico Morosini nel ricupero dell’ Ulna rese per patio le cillà tributarie alla chiesa e alla fabbrica di s. Marco. Pola fu obbligala all annua olferla di 2000 libbre d’ o-lio, lìovigno alla contribuzione d’ima stabilita somma di soldo, Parenzo a 20 arie- ti da consegnarsi al doge, ei5 libbre d’o- lio alla sua cappella, Umago ad una certa quantità di denaro,ed Emonia oCitta-nova a 4° libbre d’olio per le lampane di s. Marco. Qualche variante sui delti tributi la riferirò nella biografia del doge, col suo compilatore. Inoltre si ha egualmente da pubblici documenti , aver nel 1 1 17 Ponzio conte di Tripoli d’Asia donata una casa posta in Tripoli presso il mare, acciò i procuratori di s. Marco a nome della loro chiesa perpetuamente la possedessero. Così pure la comunità di Fano, avendo nell 14 1 giurata fedeltà a s. Marco, e al doge Pietro Poloni, promise di contribuire per l’illuminazione della chiesa del beatissimo Marco li-vangelista mille libbre d’olio ogni anno. Altrettanto leggo nelPAmiani, Memorie isloriche di Fano,t. 1, p. 14°. con l’ag-giunta di mille alla camera ducale esito palazzo, se con pronto soccorso l’avesse il doge liberala dalla guerra mossale dalle cillà collegale di Pesaro, Fossombrone e Sinigaglia, aiutate da Ravenna. Il doge preso lo stendardo della repubblica dalle mani del patriarca, approdò al porto di Fano con molte navi armate, onde i nemici abbandonarono l’impresa. Allora Fano confermò il tributo olFerto , si dichiarò in perpetuo collegata della repubblica, a condizione di non far guerra all’impero, cui allora era Fano soggetta. E l’alto di confederazione tra Fano e Venezia lo riporta lo stesso Amiani, colle scambievoli concessioni e reciprocanza di commercio e d’aiuti; e infatti nel 1 1 43 i fattesi somministrarono a’veneti una galera armata contro gli anconitani- Ma narra lo stesso Amiani, che Fano nel t 1 g8 ritornò all’ubbidienza della s. Sede, giurando fedeltà ad Innocenzo III coll’annuo tributo di 5oo scudi d’argento.Racconta pure il Corner, che Baldovino I re di Gerusalemme, pe’validi soccorsi ricevuti da’ veneziani, per gratitudine concesse loro diverse prerogative,ed unì alla basilica Marciana le due chiese dedicate a s.Marco,una