na, dove gli scismatici gli domandarono perdono e resero ubbidienza ; il simile fecero gli ambasciatori, eli’erano stati mandati a Roma per riconoscerlo. Il sedicente Anastasio III da’24 loglio avea usurpato il pontificato nello scisma,che terminò a’2g settembre colla consagra-zione di Benedetto 111.Nella detta Istoria particolareggiata dal diligente e diffuso storico,non si fa parola di assenza daRooia di Benedetto 111, nè di posteriori brighe o vessazioni del fuggito Anastasio; soltanto e penitente tornando in Roma nel-l’867 sotto s. Nicolò 1, ma per nuovi delitti fu nuovamente deposto da Adriano Il nell’868. 11 Gusta, Viaggi de Papij ed il Fel lone, Oc viaggi de’Sommi Pontefici, affatto non nominano Benedetto III. Il Pagi, Breviarium Pontificiim Boni.: De. Benedictus UT, egualmente non fa parola che il Papa si partisse mai da Roma nel suo breve pontificato. Niu-na menzione ne fanno il Garampi, De Nummo Argenteo Benedicti III. Il Platina, Le Vite de’ Pontefici. 11 Panvinio, Epitome Pontficum Rom. Il Sandini, J'itae Pontificum Rom. Il Burio, Rom. PontificumB revis noti Z/ff.L’Heurion, Storia de’Papi. Il Muratori, Annalid’Italia, racconta negli anni 855,856 e 85y, e importa che io rimarchi, la morte di s. Leone IV, da lui pure registrata a’17 luglio 855 ; il tradimento de’ portatori del decreto d’elezione, che ingannarono Lodovico II, con dirla probabilmente simoniaca e violenta ; e il trovarsi egli in Italia suo regno. Che tenendosi anche allora la città di Venezia qual cosa rara, come fabbricata in mezzo all’acque del mare, narra la visita che nell’856 vi face Lodovico 11 coll’imperatrice Angilber-ga sua moglie; nulla dicendo della pretesa venuta di Benedetto III, benché parli di questi e di Roma, e persino di traslazioni di Corpi santi ; e della visita fatta al Papa in Roma da detto imperatore. Il cav. Cicogna appena ripete cogli altri scrittori la fatta visita nella chiesa di s. 2l5 Zaccaria nell’855, e l’invio da Roma de’ Corpi santi di Pancrazio e Sabina ; e forse anche quelli de’ss. Nereo ed Achilleo, ma non essere certo, poiché riconoscendo conservarsi in Roma, crede venerarsene qui una porzione. Anzi essere certochenel-la cattedrale di Ceneda sono le teste de’ ss. Nereo ed Achilleo; pertanto se ciò è realmente vero, ad altri santi del uorne stesso apparterranno le teste che si custodiscono in s. Zaccaria. Conclude prudentemente,che sì di queste reliquie, che dell'alt re,in mancanza di documenti piamente si deve credere ciò che fu detto dagli antichi, quand’anche in effetto a diversi personaggi spettassero. Ma di Benedetto 111 nuli’ altro ci dice, e della questione osserva alto silenzio, comprendendo bene nella vasta sua erudizione, non essere argomento da potersi sostenere e provare. Tolga il cielo, che io pretenda levare una gloria a Venezia, mentre anche di simili ne vanta, come accennai più sopra e riferirò nuovamente poi. Il motivo per cui feci tali critiche indagini, derivò da rispetto e condiscendenza per un eh. storico veneto, una delle glorie letterarie viventi di Venezia,il quale nel settembre 1 853 si degnò cortesemente interpellarmi sull’argomento. Per assoluta mancanza di tempo mi scusai, promisi occuparmene quando avrei trattato di Venezia, così vi corrisposi. Egli è il dotto e critico S. Romanin, autore dell’applaudi-ta Storia documentata di Venezia, ivi 1853-58 tipografìa Naratovich, iu corso avanzato di stampa, e di cui molto mi gioverò e perciò con imperitura riconoscenza. Eruditamente ne ragiona nel t. i,p. 183, e dopo aver aneli' e-gli esaminato molli scrittori delle Vite de’ Papi e altri autori, che nomina, e nulla dissero della venutadi Benedetto III a Venezia e delle reliquie de’ ss. Pancrazio e Sabina mandale al monastero di s. Zaccaria, nella cui chiesa sono in parti-coiar venerazione; e che neppure fecero cenuo d’allontanamento del PapadaRo-