qual cosa agli ocelli elei pellegrino, che dentro la svelta gondola corre per quelle acque ospitali, sembra svolgersi continuamente una magica tela che ad ogni tratto lor manifesta un nuovo portento. Allora la mente si ravviva nelle memorie del passato, allora il cuore batte fortemente nell' ammirare quelle basiliche erette in tempi che le virtù cittadine si afforzavano nel culto del Signore; nel contemplar que’ palagi come de’ Dando- lo, de' Pisani, de’ Morosini e di mille altri non indegni rampolli d’ un generoso patriziato ; nel veder que’castelli che furono presidio di fortissima libertà; nel percorrere quell’arsenale dal cui seno u-scirono tanteflotte a far temuto e glorioso ne’mari d’oriente il Leone di s. Marco. Forse al tumulto che si desta nel cuore, allora mal si frena una lagrima, figlia di un affetto che non si può esprimere; e già verso sera ti dirigi malinconicamente commosso verso la gran piazza, convegno generale d’ogni ceto di cittadini. Ma se visitando i monumenti di Venezia hai sempre al fianco il pensiero doloroso della sua potenza distrutta, qui per lo contrario, frammischiandoti a’ suoi cittadini, hai la certezza, che l’antica gentilezza loro non cadde con quella; e nelle donne singolarmente troverai quella affabilità di modi, quella cortesia, che le rende famose per tutta Italia, la quale addita superbamente in esse un modello, in cui le grazie dello spirito s’accoppiano bellamente alle doti del-1’ ingegno e alla coltura dell’ istruzione. Nè credasi mai, che queste qualità sian fruito delle tanto vantate idee moderne; nò: la civiltà delle donne veneziane è d’antichissima dala, sì, che forse niun paese ne può vantar tante per utili studi encomiate, non meno nell’ amena letteratura, che nelle scienze più gravi ”. — Il Giornale di Roma del i85o nelle p. ri58, i>74) >>8i riportò un gravee importante articolo diviso in 3 capi, ossia riprodusse quello pubblicato dall’Ait- 563 stria e dalla Calzetta di Venezia de’4, 5 e 7 dicembre i85o, che stimo interamente riprodurre, e servirà dischiarimento al fin qui riferito, e qual discorso proemiale su quanto compendiosamente vado a svolgere, dall’origine di Venezia sino ad oggidì, ne’§§ XIX e XX; nel § XXI e ultimo ragionando del Vescovato e del Patriarcato, così restando dispensato da delicati dettagli. — « 1. Già da molto tempo noi avevamo intenzione di assoggettare a serie considerazioni la posizione e le condizioni di Venezia, su cui si gettano nel pubblico tanti giudizi veri solo per metà o affatto sbagliati, specialmente in Italia. Un esteso articolo nel Lombardo-Veneto (dal 2 al 5 novembre) ce ne offre occasione prossima. Godiamo di vedervi confessalo apertamente come il governo Austriaco abbia avuto premura di promuovere il vantaggio della famosa Regina de’ mari, e che la rivoluzione distrusse in pochi mesi quanto in anni era stalo a fatica edificato. Però qui non vorremo opporci a modi parziali di considerare le cose, nè farci apologisti della politica austriaca in Italia, ma piuttosto esamineremo e apprezzeremo da un libero punto di vista il vero slato delle cose per dedurre i mezzi di soccorrere quella città. Chi vuole intendere il presente deve ritornare sul passalo. Si domanda come ed in quanto quelle forze vitali e quelle relazioni, che produssero l’antico fiore di Venezia e la sua successiva decadenza, sussistano ancora e continuino ad esercitare la loro azione. Da ciò risulterà che cosa sia in generale da evitarsi, che da promuoversi e da farsi, per assicurare radicalmente una miglior condizione per l’avvenire. In una città commerciale e marittima, qual era Venezia, si devono innanzi tutto ponderare esattamente tre riguardi, cioè: l’elemento continentale o istioi rapporti naturali colla lerraferma ; l’elemento marittimo (oceanico) o le sue relazioni na-