Coo città novella, parte in terra e parte in acqua fondata, e popolata di ben 10,000 a-bitatori, provveduta di tutto interamente. Ivi di continuo, per dissipare la contaminata aria, ardeva iu altissime pire l’odoroso ginepro. L’erario suppliva alla smisuratissima spesa. Un sacerdote celebrava il s. sagrifìzio sulla spiaggia alle turbe genuflesse e preganti, e nuovamente al tramonto del sole si rinnovavano le preghiere invocando Colei che salute degli infermi, rifugio de’peccatori, è pure consolatrice degli afflitti. I colpiti dal morbo si portavano nell’isola del Lazzaretto Vecchio, ed i morti si seppellivano ne’suoi prati in profondissime fosse. Vieppiù commovente e straziante è il resto del racconto che io debbo tralasciare; solo rileverò che I’ acqua marina fu trovata eccellente in disinfettare e purgare le robe. Morirono dal 1.° agosto l5f5 a tutto febbraio i5f6 nella città uomini 1682, donne ifiggjne’Laz-zaretti uomini 143, donne 172. Morti nel 1 576, nella città uomini 1 1,240, donne 12,925;ne’Lazzaretti uomini 10,213, donne 8647. De’morti dal i.° marzo 1 577 fino al giorno della liberazione della peste s’ignorano, ma si crede un 4ooo, ed in tutti 50,721. La mirabile chiesa del Redentore innalzata per voto ricorda questa desolatrice pestilenza. Ecco poi come il Mustoxidi^descrive F isola. S’incontra prima una piazzetta in cui sono le abitazioni del priore e del suo assistente, i magazzini degli attrezzi con iscrizione de’restauri fatti nel 1 754, ed il serbatoio d’ acqua per espurgarvi le cere e le spugne. Si apre ivi l’ingresso alle due più antiche gallerie, nelle quali gli uomini sospetti di peste esaurivano la quarantena, e sulla porta è un bassif-rilievo marmoreoche rappresenta s. Marco, e i ss. Sebastiano e Rocco. Sovrasta il leone alato, e vi hanno sotto I’ armi de’ procuratori de dira con iscrizione ilei 1 565, che ricorda l’operato in tale anno. Dalla piazzetta si passa in un cortile, già l’antico chiostro. I due lati si formano dalle abitazioni un tempo riservate a’ baili di Costantinopoli, a’ provveditori generali, ed a’ rettori che ripatriavano dal Levante. Il 3.° lato si forma delia chiesetta, in cui tante meste preghiere e accesi affetti si sono innalzati a Dio, ufficiata ne’dì festivi da un monaco armeno di s. Lazzaro, perchè dirò nel n.gdi questo §, che que’monaci inechitaristi hanno la direzione spirituale del Lazzaretto marittimo. La chiesetta è piuttosto umile che semplice, non adornandola pittura di pregio. E circondala da chiusi sedi- li ad uso de’ serventi, e la divide un’altra serie di recinti, ne’ quali sono separali i passeggeri provenienti da paesi diversi. Otto iscrizioni necrologiche, non più antiche del 1721, nè più recenti del 1792, eh’ è quanto dire poste fra l’epoca in cui si rifece il pavimento,e quella in cui non più si permise il seppellire entro le chiese, pi egano pace a donne e uomini veneti o italiani, che procedendo da Soria, da Costantinopoli, da Corfù morirono in viaggio o nella contumacia, ma senza sospettodi contagio. Dietro l’aitar maggiore è incastrato un bassorilievo, esprimente la R. Vergine in trono, adorata da un doge genuflesso, da senatori e da altre persone, forse scolpito nella metà del secolo XV e coll’effigie del doge Foscari, sotto il cui dogado, lo ripeto, fu istituito il Lazzaretto, dogado che propriamente cominciò a’ i5 aprile i423. Ma pari sorte non ebbe la statua ( meglio alto rilievo, la cui testa si conserva nella camera degli stucchi del palazzo ducale) del Foscari medesimo, che vedevasi sulla stupenda porta della Carta, eretta sotto il di lui ducato, fra la basilica Marciana e il palazzo ducale. » Non le gloriose sue gesta,e l’ampliato dominio per terra e per mare, e gli edifizi co’ quali magnificamente ornò la città, non la dimessa e pregante attitudine nella quale era raffigurato, non il lavoro egregio di Bartolomeo Bouo, valsero a ratteuere le