gentissimi lavori del Carpaccio con fallì di Gesù Cristo, e de’ss. Giorgio, Trifone e Girolamo. 9. Chiesa di s. Giorgio de' Greci, e loro arcivescovi. 11 Piodotà, Dell’origine, progresso e stalo presente del rito greco in Italia, t. 3, cap. 9: Della chiesa di s. Giorgio, e delle monache greche di Venezia, dichiara.Se la magnificenza e maestà de’riti greci è comparsa mai con ¡splendore in alcuna città d’ Italia, fece certamente pompa superiore ad ogni altra nella chiesa di s. Giorgio di Venezia, dove non solamente è prezioso (egli parla del suo tempo e pubblicò l’opera nel 1758-63), ricco e sontuoso tuttociò che serve all’altare; ma i suoi ministri nulla orumettendo di quanto poteva contribuire allo stabilimento del culto divino esteriore, procuravano tutta l’estensione che gli è dovuta, e mettevano in uso quanto altrove si osserva di maggior edificazione e di più perfetto. Lacerato il greco impero da Maometto II imperatore de'turchi nel i453, e caduta dopo la metà del XVI1 secolo Candia in loro potere, molte famiglie che la cattolica religione bramavano serbar pura ed illesa ne’ loro cuori, oltre i letterati che ricordo nel § XVI, n. 3, si ritirarono a Venezia, dove, quanto alla prima epoca, coll’ interposizione del Cardinal Isidoro, ruteno, che opportunamente ivi si trovava nel r456, ottennero dalla serenissima repubblica d’ esercitare il proprio culto e rito in lina cappella della chiesa latina di s. Biagio, come già narrai col Corner nel § VIII, n. 2, con autorità di Sisto IV manifestata con brevedel i.°aprilei473.Conviene che io qui rammenti d’avere riferito nel voi. LXXXI,p. 3o7e3o8,cheespugnata Costantinopoli da’turchi nel 1453,il patriarca de’latini soleva risiedere in Venezia, ed esercitava la giurisdizione in Costantinopoli a mezzo d’un vicario o suifraga-neo. Pel suo mantenimento gli furono assegnale 13^000 lire venete sopra Caia- 4o3 dia, dovendo però con esse mantenere il suo clero e il detto vicario. Caduta Candia nel 1669 in potere de’turchi, il patriarca latino di Costantinopoli, non più in Venezia, ma in Boma fermò la sua residenza. Imparo poi dal eh. Zanotto, che le benemerenze de'’ greci stati a Venezia, in riguardo alle lettere, alle arti ed alla civiltà, si ponno conoscere da ciò che ne ha scritto il eh. Giovanni Veludo, nell’opera: / 'i nezia e le sue Lagune,né Cenni sulla Colonia Greca orientale. Ed apprendo dal prof. Samue!eRomanin,che il lodato Veludo, intorno la chiesa de’gre-ci, le loro scuole in Venezia, gli uomini distinti nelle lettere, scienze ed arti che in gran numero fiorirono, ha raccolto abbondantissime notizie, ch’é a'deside-rarsi vedano la luce. Dovendo procedere anche col Corner, egli dice. Quantunque per ragione di commercio, che i veneziani sin dalla loro i.a origine intrapresero colle provincie d’oriente, sia stala sempre guande l’affluenza de’greci in Venezia, pure ella divenne maggiore dacché Costantinopoli nel ¡453 fu miseramente occupata dagli ottomani. Rifugiatisi perciò molti de’greci in Venezia, ivi desiderarono di fissare la loro dimora, purché aver potessero una chiesa, nella quale si celebrassero i divini uffìzi, e si amministrassero i sagrameuti secondo il rito cattolico di loro nazione. Il Cardinal Isidoro con ardore si adopiò a favore de’ suoi nazionali, ed avendo per lo stesso oggetto Papa Nicolò V scritto un breve al patriarca di Venezia, acconsenti il senato che per uso de’greci cattolici fosse destinata dal patriarca una chiesa, e che nel caso che fossevi difficoltà di rinvenirla potessero i greci fabbricarsela,ed ivi celebrare secondo i loro riti i divini uflìzi. 1! decreto fu emanato dal senatoa’i4luglio i456, e couvien dire che fosse tosto destinata la memorata chiesa parrocchiale di s. Biagio nel sestiere di Castello; poiché nel <47° con alti’o decreto il consiglio de’ Dieci stabilì, che in uiuu’ altra