stribuzione delle vie e degli alberi; non si occupa delle varie famiglie delle piante, o la scala infinita de’ verdi contempla che popola questo luogo ; ma ammira bensì la singolare veduta che cinge questo luogo beato, il quale non invidia cerio alcun altro de’ molti che fanno chiamare l’Italia Giardino del Mondo. » A destra si stende la lunata riviera degli Schiavoni, la quale dopo averti schierato dinanzi ima linea di caseggiati e di templi di stili vari, mette capo alle Prigioni, al Palazzo ducale, alla Piazzetta di s. Marco, alla Biblioteca, alla Zecca, a’l eali Giardini, ove incomincia a serpeggiare il maggior Canale, che fin dal suo nascere olire le fabbriche più stupende di cui si vanti Venezia. Laonde e la Dogana da mare, e gli emporii del Sale, e il tempio di s. Maria della Salute, si presentano nel loro più bello aspetto. Poi, al mezzogiorno l’isola della Giu-decca, ove grandeggiano i templi del Redentore e di s. Maria delle Zitelle, opere divine del divino Palladio. Poi, ancora Palladio ti spiega la sua valentìa nel tempio di s. Giorgio Maggiore, la quale isola si abbclla ancora perla fabbrica della nuova Dogana. E se da questo punto tu porti l’ala dell’occhio più al sorger del sole, e la spingi fin quanto può giungere il suo volo, per lo specchio della placida Laguna, vedrai qua e là sorgere l’isoledi s. Servolo,degli Armeni,de’Laz-zaretti, di s. Maria delle Grazie, di s. Clemente, della Certosa, e più lungi Po-veglia, e la protratta lingua del Litorale fino a Malamocco, antica sede del principato. Di fronte appunto tu scorgi incominciar questa lingua del Lido, sul di cui terreno sorgono umili fabbriche e fortezze e templi : quali tutti ti richiamano alla memoria giocondissime idee e falli preclari del veneto popolo, men-Irequif'u accollo Enrico 111 allorché passava da Polonia in Francia a ricevere il regale diadema ; qui fu incontrata la regina Cornalo, quando lasciato Cipro, veniva a deporre in mano della repubblica lo scettro, onde vivere in pace fra le domestiche mura ; qui si fugarono le confederate armi di Cambray; e qui finalmente ne’prischi tempi 7 chiese esistevano, ricche per elette colonne e per musaici, celebratissime ancora nelle carte di Marco Cornaro. Che se giri lo sguardo a sinistra del luogo ove tu posi, dopo aver ammirato il famoso Castello che il Sanmicheli erigeva a terror de’ne-mici, e a scherno dell’infuriate onde dell’Adriatico che frangono in que’sassi ¡’indomite ire, vedrai stendersi un altro lido ove si accolgono fiorenti vigneti, e alla di cui ombra sollevali la lesta sull’acqua altre isole,prima delle quali scorgerai quella sagra alla pia madre del gran Costantino. Allorquando il sole s’alza dal mare, o allorché verge all’occaso, offre questa veduta al pennello de’Canaletti e de’ Borsaio uno studio finitissimo di cerulee lontananze, e di varietà di forme e di colori con somma armonia distribuiti, e di fughe e degradazioni di luce che fanno passeggiar l’occhio di fabbrica in fabbrica per lungo spazio, e sempre 1’ allettano con nuove prospettive, finché da un lato sui colli Euganei arrestandosi, e dall’altro sulla distesa marina, par che riposi da ultimo e si ricrei nel l’uniformi là dell’immenso piano”. Fu quindi che il saggio Selva, cercando di trarre vantaggio dagl’ingrati confini dell’area prescrittagli, pose ogni sua industria nel ripartirla con facile regolarità e con intelligenza di effetto. Formò un corpo a parte del 1,° tratto di terreno che da’ portoni d’ingresso mette fino al ponte, e lo distribuì in 3 viali, rompendoli con piazzette esagonaalla loro metà.Impiegò l’altro trailo, molto più esteso, in doppi viali a più direzioni, divisi da bei tappeti di verde, con piazze e stradelle di comunicazione, studiando di variarvi le forme ; e nascose tutte I’ irregolarità o\e entro il dolce clivo d’una facile collinetta, ove fra’ vaghi errori d’uu verde