674 l’epoca dell’edifizio di s. Fosca di Torcello, è forza convenire, ch’esso pure appartenga all’età, in cui sorgevano in Venezia case, palazzi e templi di gusto saraceno e misto. L’aggiunta del Zanotto erudisce sul pavimento, e sulla tavola più antica ivi esistente tanto importante per la storia dell’arte, e da lui illustrata nella Storia della Pittura Veneziana. Questo laborioso scrittore ovunque fa mostra di scelta erudizione e di profonda conoscenza delle cose patrie, dando prova altresì di critica sagace e di quel (ino giudizio singolarmente richiesto dagli argomenti. Questo pregevolissimo tempio minacciante rovina, viene per le cure del governo tutto ristaurato in quest’an-110 i 858, essendosi trasportata l’ufficia-tura nella vicina chiesa monacale di san Giuseppe. — La Chiesa di s. Maria del Rosario e s. Erasrno vescovo e martire, volgarmente Sarasmo, ora non è che un oratorio, nflizinto dal clero della parrocchia. Fu chiesa parrocchiale, che cadente per vetustà, venne rifabbricata nel 1 120, e distrutta poi affatto nell’ultime guerre tra In Francia e le potenze coalizzate. — S. Matteo apostolo, volgarmente s. Mafflo, oratorio presso ¡1 cimiterio comunale, eretto nel 1846. — S. Mattia apostolo , oratorio non sagramentale. L’anteriore chiesa fondata nel 1220, era prima di monache, ma nel 1243 fu data dal vescovo di Torcello Stefano Natali a’inonaci cani aldolesi di Cama Idoli, a condizione che dovessero continuare gli ossequi soliti verso la chiesa matrice di s. Maria. Il Corner, che riporta copiose notizie sul monastero, dice che il generale b. Martino volle che si chiamasse eremo, essendo state fabbricate negli ango- li dell'orto due piccole celle, ove gli eremiti potessero attendere alle celesti meditazioni, noi) senza santificare i prossimi accorrenti alla chiesa. Nel 1249 Innocenzo IV prese il monastero sotto la protezione della s. Sede; ed il successore Alessandro IV nel 1260 accordò indul- genze alla chiesa. Per 1' esemplarità de’ monaci, nel 1322 furono chiamati da’eit-tadiui di Chioggia a fondare una colonia del loro istituto. A questi eremiti di s. Mattia, nel 1329 Simone Pia nel li eremita faentino soggettò il suo romitaggio di Faenza, a condizione che vi si foudasse un monastero camaldolese sotto il titolo di Maria Vergine e di s. Gio. Battista, il quale eretto colle limosine de’ faentini restò soggetto al monastero di s. Mattia, finché fu separato e unito alla celebre Congregazione camaldolese di s. Michele di Murano, come dissi a suo luogo. Fr. Leonardo converso di s. Mattia, soggetto a quest’abbazia, fondò in Bagnacavallo un monastero camaldolese che fiorì nell’ osservanza. Due monaci nel 1335 istituirono il celcbre eremo Padovano di s. Maria di Bua , ridotto poi a monastero da'monaci di s. Mattia. Giovanni Sapirolo eresse un monastero camaldolese nella diocesi di Pesaro, soggettandolo alla badia di s. Mattia. Pertanto per questi monasteri e per altri che in seguitosi unirono ad essa, si formò la Congregazione de’ camaldolesi di s. Mattia di Murano, per esserne questo monastero il capo e principale. Tale reputazione continuòa goderea seguo,che Urbano V nell 363 tra’deputati apostolici per la riforma de’monasteri del dogado veneto, vi comprese Leonardo priore di s. Mattia, al cui monastero il Papa nel 1370 confermò la giurisdizione sugli altri u lui soggetti, ordiuando a questi che da lui dovessero dipendere come membra dal loro capo, ed i loro priorati fossero di libera disposizione de’priori che presiedessero il principal monastero di s. Mattia, e concesse altri privilegi al priore Mercuriale. Questi fu benemerito, per avere indotto il bolognese Gio. Francesco de Armis a fondare nell 370 presso Bologna un monastero soggetto al priore di s. Mattia, ma che poi fu ridotto miseramente in commenda. Essendo frattanto, circa questi tempi, ristorata l’autica chie-