634 ro, quantunque ¡religio*i ¡»or molto tempo a motivo dell’austero e solitario loro vivere fossero chiamati eremiti. Amplia -ta poscia l’angusta chiesa, fu osi giugno 1221 consagrata dal nipote di detto Papa, il Cardinal Ugolino Conti legato a-postolico, e poi Gregorio IX, essendo intervenuti a decoro della solennità, oltre il patriarca di Grado Angelo Barozzi e 9 altri vescovi,anclie ¡1 dogedi Venezia Pietro /inni cou una copiosa moltitudine di nobili e di frequentissimo popolo. Si rese benemerito del monastero il priore Lorenzo uon solo per I’ ampliatone della chiesa , ma anche per alcune vigne da lui acquistate nel distretto di Capodistria, le qutili poi dal vescovo della stessa città furono esentate dal |>ag,imento del* ie decime. Succedettero indi a Lorenzo diversi prioii, fra'quali nel n 38 Giovanni, che da Guglielmo eremita, destinato dall'ahhate generale a riformare ¡1 monastero di a. Michele, fu deposto dalla sua dignità uelii44> mn essendosi poi il monastero soggettato olle leggi della ri* formu stubilite duU'uhhale visitatore generale, (u egli nel 1 >49 restituito al possesso del suo pi ¡orato. L’ultimo de'prio* ri fu un Romualdo, pei la di cui attenzione venne il monastero accresciuto di fabbriche, e ridotto a più decorosa struttura, ed avendo poi il senaloollcnulo dalla s. Sede verso il 1 3oo che il monastero fosse decorato del titolo d’ abbazia , il priore Romualdo nell’anuo stesso ne fu dichiarato«.*ubbate, dignità clic poco godette perchè morì nello stesso 13oo. Dopo la serie di 13 abbati assunse il governo del monastero il p. d. Paolo Venier, che avendo fin dalla l.'sui gioventù professato l’istituto camaldolese fu dichiaralo abbate di s. Michele nel 1391. Attento •’vantaggi dì sua monastica fmniglia angustiata allora per la ristrettezza delle rendite, ricuperò l'abbazia di s. Michele di Leiuo neli'lsliia, occupata già uell'oc-casione di guerre da ingiusti usurpatori. Ammiiù d seuato veneto nella zelante condotta dell’ abbate andar del pari la prudenza e il fervore. Perciò desideroso che pure negli altri monasteri del do-gado veneto s’introducesse la regolare osservanza, ottenne da Gregorio XII nel i4o8, che l'abbate Paolo con due nobili della repubblica dovessero attendere con serio studio al restauro e riforma di detti monasteri con piena podestà. Ac-crescevasi iu tanto pel virtuoso abbate il numero de’mouaci in s. Michele, e per assicurare la quiete del monastero, nel i4°7 domandò e conseguì da Gregorio XII, che l’elezione dell’abbate, che prima era iu arbitrio del priore di Carnai* doli, dipendesse da'hberi voli de’tuonaci, e che ¡1 priore del ». eremo fosse tenuto a confermarla. Nè di ciò contento il Papa, per facilitare l’accoglimeulo in *. Michele a’ molli che lo ricercavano, staccò dal priorato di s. Maria delle Carceri, allora posseduto dal Cardinal Sommar iva, già camaldolese del monastero di 1. Michele di Murauo, il beneficio dis. Maria della Mandria diocesi di Padova, e l’unì al monastero di s. Michele. Dipoi l’abbate Paolo portatosi a limimi a venerare Gregorio XII, da questo gli fu dato l’incarico d' indurre Lodovico Barbo ad accettar la badia di «.Giustina di Padova, la qual commissione felicemente eseguì, anzi diè al Barbo due virtuosi camaldolesi per aiuto alla riforma de' monasteri dell'ordine benedettino, che il Barbo con ardore volle intraprendere. Ritornato Paolo alla sua abl>azia, risarcì le vecchie fàbbriche e ue costruì delle nuove eoa tutto il necessario alla vita monastica, zelando la conservazione deH’osservauza da lui falla rifiorire. Per cui, recatosi alla visita del monastero il beato Ambrogio Traversari generale della congregazione, cu mutò di lodi il benemerito ubbate, e nel l433 esentò il monastero da qualunque giurisdizione del vicario, soggettandolo alla sola autorità del generale. Nè minore fu la diligenza colla quale uon solo Del suo uiouastcro, aia io altri aucora